Melzo (Milano) - "Non sapevamo, non potevamo sapere. Lei non la vedevamo più. Ma prima che andasse via stava male. Gridava, anche di notte. Eravamo tanto stanchi". È stanca anche Valerica Bordas, la vicina del piano di sopra di Lucia Cipriano. Sino a tarda sera, giovedì, ha risposto alle domande degli inquirenti. E si è trasformata in una testimone chiave.
Maglietta rossa, gli occhi infossati, un bidoncino della spazzatura da buttare in mano. A mezza voce: "C’erano stati tanti problemi". Lucia abitava sotto di lei. "Quando ancora stava bene sono andata spesso a casa sua. Era buona. Aiutava, anche qui nel condominio". Le figlie? "Bene. Di loro diceva bene". Nell’ultimo mese l’unica contattabile era lei, Rosa, la bionda. L’unica a rispondere al telefono. Anche, si dice, al telefono cellulare della madre. "Diceva che aveva portato la madre con lei a Mombretto. Che stava bene"
È Rosa a intervenire quando, oltre all’odore molesto, dalla porta di Lucia esce anche un filo di fumo nero. "Venne a dirmi che era tutto a posto. Le chiesi “allora era la lavatrice”. Rosa rispose solo “sì”". Al piano rialzato Vinicio Cipriani, di rientro dalla spesa, il giorno dopo l’assedio. "Non ricordo quando ho visto Lucia l’ultima volta. Forse un paio di mesi fa. E aveva dei problemi. Vagava, usciva in pigiama. E prima di allora non era mai successo. Era una donna in gamba. Ci incrociavamo quando tornava dal mercato, un saluto e poi facevamo due chiacchiere".
Le figlie della signora Lucia? "Io non le avevo quasi mai viste. Magari venivano, passavano di qui e io ero fuori. Due si trovavano qui ieri mattina. Avevano il volto di pietra. Erano disperate. Lei però era una persona riservata sulla sua famiglia. Non raccontava mai niente delle sue cose. Sposate? Non so. Mai visti i mariti".