Il ricordo torna al giugno scorso, quando il rider pachistano Adnan Qasim, 34 anni, fu investito e ucciso da un’auto pirata in via Camaldoli, a Ponte Lambro. Il 22enne al volante è stato infine rintracciato dalla polizia locale e denunciato per omicidio stradale e omissione di soccorso. La salma della vittima, grazie anche all’intervento della Nidil Cgil di Milano per le procedure burocratiche, è stata infine portata in Pakistan per i funerali e l’inumazione. Muhammad Ashfaq è il secondo ciclofattorino a morire sulle strade di Milano in un anno. Poi c’è un esercito di feriti, anche con lesioni gravi e invalidità, che sfugge alle statistiche. In un settore ultraprecario, spesso restano senza indennizzi perdendo anche la possibilità di lavorare.
"Abbiamo seguito alcuni rider che pur essendo stati coinvolti in gravi incidenti non avevano alcuna copertura – spiega Andrea Bacchin, funzionario Nidil-Cgil – e attraverso il patronato siamo riusciti a far ottenere loro l’indennizzo da parte dell’Inail, che spetta per diritto. Anche nel caso di Muhammad Ashfaq abbiamo offerto assistenza agli amici e ai familiari". Un mondo fotografato anche da una ricerca del sindacato, che ha distribuito questionari ai ciclofattorini analizzando poi le risposte. Paghe da fame, orari di lavoro che superano le dieci ore al giorno, spesso sette giorni su sette. Infortuni dovuti anche alle condizioni meteo che non vengono denunciati per timore di perdere il lavoro e, quando c’è la denuncia, latitano i risarcimenti non solo da parte delle aziende ma anche da parte dell’Inail.
Uno spaccato allarmante sull’ultimo anello, il più povero, dell’economia digitale al centro della direttiva Ue che dovrebbe portare a un miglioramento delle condizioni per i lavoratori delle piattaforme. Il 56% ha dichiarato di percepire in media 2-4 euro lordi per ogni consegna. Solo il 7% si colloca nella fascia “alta“, quella dei 6-8 euro lordi a consegna. Il 23% dei rider ha subito almeno un infortunio, cadendo durante le consegne, e non lo ha denunciato. Solo il 15% dei rider ha denunciato al datore di lavoro e all’Inail di aver subito un infortunio sul lavoro ma, nella maggior parte dei casi, non ha neanche percepito un indennizzo. Condizioni di lavoro che elevano il rischio di incidenti, e i pericoli anche per pedoni e altri ciclisti.
Andrea Gianni