ANDREA GIANNI
Cronaca

Quota 100, esodo dal Comune di Milano

In tre anni si stima l'addio di 507 dipendenti in più rispetto all'ordinario

L'entità dell'esodo dipenderà dalla valutazione individuale sul differenziale economico

Milano, 12 febbraio 2019 - Un numero, 507, segnato in rosso, in un rapporto sul tavolo dell’assessorato alle Risorse umane del Comune di Milano. Corrisponde ai dipendenti di Palazzo Marino che nel triennio 2019-2021 potrebbero andare in pensione approfittando della finestra per “quota 100”.

Numero che si aggiunge a quello già messo in preventivo dei lavoratori in uscita per limiti d’età (137) e per pensione anticipata (972): un totale di 1616 persone che nei prossimi tre anni potrebbero dare addio agli uffici pubblici. Lavoratori che, secondo i sindacati, «devono essere sostituiti per evitare il collasso» dopo che anni di blocco del turnover hanno sfoltito i ranghi: dai circa 24.000 dipendenti di 30 anni fa agli attuali 16.000. Gli effetti di “quota 100”, stima il rapporto, potrebbe farsi sentire principalmente quest’anno: nel 2019 sono 385 le persone che potrebbero usufruire della misura del Governo Lega-M5s, su un totale di 699 dipendenti in uscita. Palazzo Marino potrebbe perdere, quindi, 385 lavoratori in più rispetto alle previsioni sui pensionamenti “ordinari”, pre-quota 100. Nel 2020 sono previsti 80 dipendenti a riposo con quota 100 su un totale di 467. Nel 2021 si scende a 42 lavoratori, su 450 con i requisiti. «Noi cercheremo di mantenere alto il turnover - spiega l’assessore alle Politiche del lavoro e alle Risorse umane Cristina Tajani - evitando ripercussioni sui servizi». Tajani, però, punta il dito sullo stop al sistema della graduatoria degli idonei nei concorsi pubblici, che finora aveva permesso di creare bacini dai quali pescare per assunzioni “lampo”. «I concorsi ora dovrebbero essere banditi solo per il numero di dipendenti necessari - sottolinea -. È assurdo, perché in caso di bisogno devono essere emessi nuovi bandi, allungando i tempi». Finora, dalla pubblicazione del decreto su “quota 100”, oltre 200 dipendenti di Palazzo Marino si sono informati sulle modalità di accesso. L’entità dell’esodo- si legge nel rapporto - dipenderà dalla valutazione individuale sul «differenziale economico» fra optare subito per quota 100 o attendere la pensione anticipata. I servizi che potrebbero andare più in sofferenza, secondo il segretario della Cisl-Fp Milano Metropoli Giorgio Dimauro, sono polizia locale, uffici tecnici e asili nido. «La pubblica amministrazione sconta già anni di tagli e blocco del turnover - sottolinea - e per i prossimi concorsi bisognerà aspettare novembre 2019. È troppo tardi». La segretaria della Fp-Cgil di Milano, Tatiana Cazzaniga, sottolinea che «di fronte a un possibile aumento delle uscite bisognerà studiare le modalità per sostituire i lavoratori, perché altrimenti il sistema andrà in sofferenza». Impatto che, secondo la sindacalista, potrebbe essere maggiore nell’area amministrativa e tecnica, dove l’età media è più alta.

Cambiando  palazzo, lo scenario non cambia. Dall’inizio di gennaio, quando è stato aperto uno sportello all’interno di Palazzo Lombardia gestito da Cgil, Cisl e Uil, oltre 450 dipendenti si sono presentati per chiedere informazioni su “quota 100”. E l’impatto, sommato alla quota di lavoratori che andranno in pensione con la vecchia normativa su un totale di 2.700 dipendenti, potrebbe essere non indifferente. «Nel triennio prevediamo un grande esodo - spiega Nicola Lombardo (Cisl) - considerando anche l’effetto del riscatto degli anni di laurea».