REDAZIONE MILANO

La Padania chiude i battenti: dai titoli verde-secessione ai conti in profondo rosso

Cassa integrazione per 19 giornalisti e tipografi. ils egretario del Carroccio apre all'ipotesi di tenere la testata su internet di Massimiliano Mingoia

Roberto maroni sfoglia il quotidiano la Padania

Milano, 9 novembre 2014 - La prima pagina in assoluto risale all’8 gennaio 1997 e il titolo era già tutto un programma: «Ministeri a delinquere». L’ultima prima pagina, quella di ieri, riporta invece a caratteri cubitali l’hastag «#denunciatecitutti» con il segretario della Lega Matteo Salvini e il candidato governatore in Emilia Romagna Alan Fabbri uno di fianco all’altro. Nel taglio basso del giornale di ieri, però, c’è un titolo che avrà fatto strabuzzare gli occhi ai militanti lumbard: «Dal primo dicembre la Padania non sarà più in edicola». Proprio così. Il quotidiano del Carroccio chiude i battenti dopo quasi 18 anni di battaglie politiche e titoli provocatori, qualche volta azzeccati, altre meno.

Sfogliare le prime pagine del quotidiano dei lumbard fa tornare alla memoria tutte le fasi della storia del Carroccio. Il giornale era stato fortemente voluto da Umberto Bossi nella fase indipendentista della Lega, subito dopo la corsa solitaria del partito alle elezioni politiche del 1996. I titoli sulla secessione erano all’ordine del giorno. Era il tempo del Senatùr con l’ampolla del Dio Po e della guerra senza esclusione di colpi con Silvio Berlusconi. Una prima pagina dedicata al Cavaliere tuonava: «Berlusconi sei un mafioso?». Dieci le domande seguenti – nello stile poi utilizzato da Repubblica sul caso Noemi Letizia – e una chiosa imperativa: «Rispondi!». Ma in quegli anni la Padania invitava anche l’allora premier Romano Prodi a farsi da parte, non proprio con toni gentili: «Fuori dalle balle». Pagine di storia, ormai, non più di cronaca. La Padania proseguirà le sue pubblicazioni solo su Internet. Forse. Perché per ora la salvezza del quotidiano sul web è solo un’ipotesi. La realtà è che i 14 giornalisti e i 5 tipografi vanno verso la cassa integrazione a partire dal 1° dicembre. Salvini e il presidente dell’Editoriale Nord Ludovico Gilberti hanno comunicato venerdì la decisione al Comitato di redazione. Perché la Padania non sarà più in edicola? Ecco la risposta del segretario del Carroccio: «La Lega è al risparmio su tutto e quindi non ha rinnovato il proprio contributo all’Editorale Nord. In questo caso si tratta anche dell’ennesimo bavaglio calato dal Governo Renzi che riduce i contributi per l’editoria che esistevano da anni». Nel 2003 il finanziamento pubblico per la Padania ammontava a 4 milioni di euro, nel 2012 è calato a 2 milioni di euro, nel 2015 era destinato a dimezzarsi. Impossibile andare avanti.

Salvini, in ogni caso, apre uno spiraglio per i giornalisti: «La Lega è al risparmio, ma non ci arrendiamo e stiamo lavorando per trovare una soluzione per rimanere quantomeno su Internet». Intanto il Carroccio ha avviato anche la cassa integrazione per 79 funzionari di via Bellerio e non esclude di vendere la storica sede, quando il mercato immobiliare sarà più favorevole. A Salvini non resta che ripetere una battuta: «Siamo poveri in quanto a soldi, ma ricchi di idee e di consensi».

di Massimiliano Mingoia

massimiliano.mingoia@ilgiorno.net