ANDREA GIANNI
Cronaca

Rapine e aggressioni sotto i quindici anni: "Sempre più violenti". I video dei reati sul web per soldi

Il dossier Transcrime: sette su dieci iniziano con una razzia o un pestaggio. Disagio e solitudine benzina sul fuoco

Un gruppo di giovanissimi

Un gruppo di giovanissimi

Milano – Il primo reato, per oltre la metà del campione analizzato, viene commesso prima dei 15 anni, con un’età media in calo rispetto alle precedenti rilevazioni. E il 72% dei giovani ha vissuto il suo triste debutto nella criminalità con "una rapina, un reato violento o un concorso fra queste due fattispecie", mentre in passato prevalevano i furti o i reati legati agli stupefacenti. Nonostante questo, aumentano gli adolescenti autori di reati con problemi di dipendenza o di uso di sostanze stupefacenti. Il numero dei reati non cresce, ma cresce piuttosto "la natura violenta dei reati commessi" dai più giovani. Una fotografia scattata da uno studio esplorativo condotto dal centro di ricerca dell’Università Cattolica Transcrime, partendo dai dati dell’Ufficio di Servizio Sociale per i Minorenni (Ussm) di Milano, insieme al Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità (Dgcm) del ministero della Giustizia. "Gli episodi di devianza giovanile ci fanno credere a un aumento dei casi – spiega il professor Ernesto Savona, direttore di Transcrime – ma i dati raccontano un problema diverso: ad aumentare non sono i numeri, ma la violenza allarmante dei comportamenti. Per evitare che questa trasformazione divenga sistemica, dobbiamo intervenire nelle cause e nei rimedi".

La presidente del Tribunale per i minorenni di Milano, Maria Carla Gatto, propone di "investire in maniera strutturata sulla prevenzione del disagio dei ragazzi e degli adolescenti, garantendo maggiori risorse e migliore coordinamento ai servizi sociali e a quelli psicologici e sanitari al fine di intercettare in tempo utile i segnali di malessere". I ricercatori hanno comparato 50 cartelle di ragazze e ragazzi presi per la prima volta in carico dall’Ussm di Milano nel 2015-2016, con quelle di altrettanti minorenni presi in carico nel 2022-2023. E i risultati fanno suonare un campanello d’allarme. La crescita della violenza, descritta dalla maggiore incidenza di reati come rapine e lesioni personali, l’età media sempre più bassa e la crescita del "disagio psicologico e relazionale" che sfocia anche in gesti di autolesionismo o tentati suicidi. Cresce inoltre l’incidenza di "ragazzi con rapporti conflittuali e violenti con genitori o familiari" e si assiste a un "incremento rilevante" dei Neet, giovani che non studiano e non lavorano, tra gli italiani e le seconde generazioni. Adolescenti che, generalmente, non provengono da particolari situazioni di disagio socioeconomico.

Tra i due periodi analizzati ci sono anche "fattori di continuità", come gli ovvi problemi scolastici fra gli studenti autori di reato e il fatto che la maggior parte dei reati vengono commessi in concorso fra più persone, baby gang o gruppi di coetanei che si riuniscono per delinquere. In mezzo, tra i due periodi esaminati, c’è stata anche la pandemia, che ha amplificato le fragilità psicologiche e comportamentali dei giovanissimi. E la diffusione dei social ha portato a una "mercificazione del crimine", con la diffusione online di contenuti violenti per un "ritorno economico o di visibilità". Poi c’è il problema della recidiva perché la scommessa - al momento persa - è quella di riuscire a interrompere la spirale dopo il primo reato: il 44% dei ragazzi presi in carico nel 2022-23 è stato coinvolto in più di un procedimento. Il 16% ha commesso almeno un altro reato dopo la prima presa in carico. il 50% dei procedimenti ha visto l’applicazione di misure cautelari, con una crescita del ricorso alla messa alla prova, e solo per i casi più gravi si sono aperte le porte del Beccaria, struttura che nonostante questo sconta una cronica situazione di sovraffollamento.