"Ragazzi, inseguite i sogni più grandi"

Il “testamento” dell’étoile, finito due settimane prima di morire. L’amica: non se lo aspettava

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"Abbiamo finito di scrivere due settimane prima che ci lasciasse. Mi ha accennato un passo di danza per salutarci perché non potevamo abbracciarci. Nessuno immaginava una débâcle così repentina". Neppure lei, Carla Fracci. Però ha consegnato il suo “testamento artistico” ai ragazzi: “Più luminosa di una stella” (Il Battello a Vapore), romanzo biografico scritto a quattro mani con Aurora Marsotto. Il loro secondo “passo a due” letterario, che hanno deciso di ambientare al mare.

Alle spalle dieci anni di amicizia, nati con Fira Onlus, Fondazione italiana per la ricerca sull’artrite che Fracci sosteneva nonostante non ne soffrisse, e un libro della serie “Scuola di danza” di Aurora Marsotto, “Il ritorno dell’étoile”, dedicato a Giselle e al sogno di Carla di diventare coach di stelle. "Mentre si raccontava continuava ad aggiungere personaggi, ne ha ballati oltre 200 – spiega l’autrice -. Così abbiamo pensato di scrivere un altro libro". Dal debutto al “Ragno d’Oro” di Porta Romana - il dopolavoro dei tramvieri - all’ingresso alla Scuola di ballo della Scala. Dalle interpretazioni con Nureyev al varietà. Carla Fracci condivide immagini dell’archivio di famiglia inedite, dispensa ricordi e consigli. Uno su tutti: "Inseguire i sogni. Anche se sono enormi e irraggiungibili". E poi "affidarsi ai grandi maestri, con umiltà". Anche dritte concrete su come tenere in ordine il camerino e lo chignon, l’alimentazione. "È stata molto determinata su quella parte – racconta Marsotto –: non sopportava il legame anoressia-danzatrici, perché le danzatrici sono atlete, bruciano tante energie, hanno bisogno di nutrirsi bene".

Ogni capitolo ha una cornice di fiori: "Alcuni la prendevano in giro – ricorda l’amica -, ma non è vero che pretendeva mazzi di fiori, lei i fiori li amava. Era bravissima a coltivare orchidee". Accettava ogni sfida Carla Fracci, non ha rinunciato a diventare madre né alla carriera. "Non ha perso il baricentro, ha ballato fino al quinto mese senza dirlo per paura di perdere il contratto – ricorda Marsotto -, ha partorito a ottobre e a febbraio era in scena con Nureyev e la “Bella Addormentata”, uno dei più difficili". Il dolore più grande? "Che l’Italia non avesse una compagnia di balletto. L’ultima masterclass, che le era stata affidata dalla Scala, è stato invece il regalo più bello. Era felicissima di fare qualcosa per i ‘suoi’ ragazzi". Come con “Più luminosa di una stella”, che a loro si rivolge. "Mi manca vederla sulla sua poltrona preferita anche se la sua casa è rimasta tale e quale, sembra sia andata un salto in cucina e stia per tornare. Mandare in macchina il libro è stato durissimo senza di lei", confessa la co-autrice. Nelle ultime pagine la Signora della danza passa il testimone ai più giovani: "Se avrete bisogno di un consiglio, chiamate pure Giovanni e Ariele (i suoi nipoti, ndr), loro sanno sempre dove trovarmi".Simona Ballatore