
Violenza sproporzionata e abiti griffati rapinati ai coetanei per esibirli in pubblico o semplicemente rivenderli al ricettatore di turno. Erano molto attivi su Instagram e Tik Tok, dove davano conto delle loro "imprese", stando però ben attenti a non mostrare nulla che potesse ricondurli ai colpi messi a segno. è anche monitorando i loro profili social che i carabinieri sono arrivati ai due presunti autori di tre rapine avvenute in città tra maggio e settembre dello scorso anno. In realtà, il sospetto degli investigatori della stazione Monforte e dell’omonima compagnia guidata dal capitano Silvio Maria Ponzio è che i raid siano molti di più: lo fanno pensare le denunce arrivate nei mesi scorsi, tutte messe nero su bianco da minorenni accompagnati dai genitori che riferiscono di aggressioni per rubare capi d’abbigliamento, monopattini e persino occhiali da vista di marca. Per adesso, stiamo a quanto il gip del Tribunale dei minorenni, su richiesta del pm Luisa Russo, ha contestato a un diciottenne con precedenti per reati contro il patrimonio, finito in carcere, e a un diciassettenne incensurato, affidato a una comunità: i due sono entrambi residenti in zona Rogoredo, sono di fatto cresciuti insieme e sono figli di immigrati marocchini regolari e con un passato di sacrifici alle spalle per costruirsi la loro vita in appartamenti popolari sì ma dignitosissimi e molto ben temuti. Come dire: un contesto familiare all’apparenza incompatibile con il comportamento da baby criminali dei ragazzini, tanto che almeno in un caso i genitori sono rimasti letteralmente di sasso quando hanno visto i militari alla porta. L’inchiesta ha avuto inizio nel maggio del 2020, quando alcuni adolescenti si sono presentati in caserma con mamme e papà per riferire di essere stati brutalmente picchiati e rapinati di cuffie musicali (quelle stile telequiz anni Sessanta che sono tornate di moda ultimamente), occhiali marchio Gucci e cappellino all’interno del parco di largo Marinai d’Italia. Il secondo episodio risale al mese successivo, quando un quindicenne ha segnalato ai carabinieri della stazione Monforte di essere stato bloccato da due ragazzini mentre stava passeggiando nei giardini di piazza Grandi e di essere stato poi preso per il collo, preso a schiaffi e derubato di cellulare e contanti che aveva con sé.
L’agguato è datato settembre: in tre, tra cui uno dei due indagati e altri due complici ancora da identificare con certezza, hanno intercettato due fidanzati venticinquenni che stavano rientrando a casa e li hanno minacciati con un coltello per costringerli a consegnare denaro e buoni sconto. Gli investigatori sono partiti da quelle testimonianze e le hanno incrociate con i dati emersi dall’analisi del traffico telefonico nei minuti dei blitz e in seguito con le foto recuperate sui profili social dei sospettati; in quel modo, hanno anche scoperto che ai ragazzini, entrambi minorenni all’epoca dei fatti, piaceva eccome condividere quello che facevano, per vantarsi delle scorribande con amici e follower. Un tratto ormai diventato distintivo di tante delle baby gang che sono state smantellate di recente dalle forze dell’ordine.
Nicola Palma