STEFANIA CONSENTI
Cronaca

Rampello e il design della cura: "Dobbiamo riscoprire il sentimento . Milano, evoluzione non conclusa"

Direttore artistico, presidente della Triennale per nove anni, difende la città. E su Boeri: "Un amico". A dieci anni dalla riprogettazione del Refettorio Ambrosiano domani presenta il suo libro a più voci.

Davide Rampello

Davide Rampello

Prendersi cura delle persone, delle cose, implica una proiezione del sentire. Accostare sentimento e design. La parola design viene dal latino de-signo, disegnare è l’inizio della cultura del progetto. Dobbiamo favorire un cambio di rotta nel concetto di cura, verso se stessi, verso gli altri". È il manifesto-pensiero di Davide Rampello, past president di Triennale, direttore artistico della società omonima e docente alla Iulm. E il “Design della Cura” è anche il titolo del suo libro firmato con il figlio Daniele Rampello che affronta il tema della “cura” da un punto di vista più ampio.

La presentazione avverrà domani (alle 11) al Refettorio Ambrosiano – Caritas, la sua "creatura", nell’anno del decimo anniversario della riprogettazione partita "da una mia idea che poi ha trovato il sostegno di Massimo Bottura che ha portato i cuochi di alto livello e di tanti altri personaggi, artisti e designer, Nannucci, Cucchi, Paladino, Alessi che mi ha dato le posate e Thun che ha fatto le boiserie". Il libro raccoglie i dialoghi con personaggi del mondo della ristorazione, del teatro e del design che hanno applicato il principio della cura nello svolgimento del loro lavoro. Da Riccardo Camaini, fra i migliori cento chef al mondo, sino a Saul Nanni, attore protagonista dell’ultimo film di Muccino “Fino alla fine” e della serie Netflix “Il Gattopardo”, in uscita sulla piattaforma il 5 marzo.

Rampello, perché ha scelto il Refettorio?

"È un luogo che a distanza di dieci anni offre ancora da mangiare a cento persone, cibo buono in un luogo che fa bene anche all’anima. Quale altro posto potevo cercare di meglio per sollevare l’argomento della cura se non in uno spazio di accoglienza e trasformazione dove arte, cucina, design e solidarietà si incontrano per prendersi cura delle persone meno fortunate? La generosità deve essere completa, deve anche regalare il bello, aiutare il prossimo a non degradarsi".

In questo momento, così delicato per Milano, con le polemiche sul Salva Milano, non sembra che la progettazione urbanistica abbia poi tanto a cuore la cura...c’è poi il "caso" Boeri e Zucchi.

"Non sono convinto di questo. Su Boeri che dire? È mio amico, lui occupa un posto, in Triennale, dove sono stato presidente per nove anni, finora il più longevo. A Stefano mi lega un’amicizia precedente, a lui va la mia stima e simpatia, spero che riesca a chiarire nelle sedi giuste. Quello che Milano sta vivendo nella sua progettualità ed evoluzione, che nasce molto prima, con il sindaco Albertini, il governatore Formigoni, è una fase evidentemente non finita, di costante evoluzione. Dobbiamo guardare avanti, mantenere una tensione positiva".

Amore incondizionato verso questa città?

"Milano è una città di grande vivibilità ma è chiaro che come tutti quelli che sono in fase di crescita, gli diventano corti i pantaloni, la giacca diventa stretta e bisogna tornare dal sarto per farsela sistemare....questo è normale, non ne faccio un motivo di polemica, ma con grande serenità ne discuto. Non dobbiamo dimenticare che è una città da un milione e 300mila abitanti che ha 240 mila studenti, una qualità dell’offerta formativa alta, sono sicuro che andranno verso una soluzione anche i problemi alloggiativi. É la città capitale del design, della moda, capitale dell’editoria".

Aumentano i poveri a Milano.

"Questo accade in tutte le città globali, ma qui abbiamo la Caritas, opere umanitarie importanti. E domani appunto dialogherò con il presidente della Caritas, Luciano Gualzetti, anche di questo".

Qual è la parola che più ricorre nei dialoghi contenuti nel suo libro?

"C’è un piccolo lemmario che le raccoglie...a me piace la parola rispetto. Per tutto".

Progetti futuri?

"Ridefinire il Made in Italy per un grande marchio. Poi c’è il Giubileo, stiamo lavorando ad un progetto per realizzare porte davanti a cinque case circondariali italiane, portali-monumento, memento, memoria, che aiuti i carcerati, e noi tutti, a conservare la speranza".