Milano, 28 novembre 2024 – Ore 3.40 di domenica, viale Montegrappa angolo Rosales. Al passaggio di una Giulietta del Radiomobile, il conducente di un TMax si ferma improvvisamente e infila il motorino dietro un’auto. I militari se ne accorgono e si avvicinano: il giovane indossa un passamontagna sotto il casco jet.
Appena il capomacchina, un vicebrigadiere di 37 anni, intima l’alt per un controllo, lo scooterista dà gas e punta verso via Gioia. È in quel momento che inizia l’inseguimento che si concluderà venti minuti dopo in via Ripamonti con lo schianto del TMax e la morte del passeggero diciannovenne Ramy Elgaml.
L’ordinanza del gip
Il percorso e le modalità della fuga sono ricostruiti nell’ordinanza del gip Marta Pollicino che martedì ha convalidato l’arresto per resistenza del ventiduenne tunisino Fares Bouzidi che era alla guida dello scooter e disposto i domiciliari a casa della sorella, a poche centinaia di metri dall’abitazione in cui viveva Ramy.
Al momento, però, il giovane nordafricano – che ha precedenti per droga (due denunce e un arresto tra 2022 e 2023) e ricettazione (una condanna a tre mesi in appello) – è ancora ricoverato al San Paolo, “profondamente sedato e ventilato meccanicamente, in attesa di intervento chirurgico” per i traumi riportati al volto.
A folle velocità in centro
Torniamo a quella notte. Il TMax di Bouzidi sbuca nel tunnel di Garibaldi, passando davanti ai carabinieri impegnati negli alcoltest. Ora sono due le gazzelle che tallonano il motorino mentre si lascia a destra piazza Freud e imbocca contromano via Ferrari, per poi svoltare in via Farini.
Da lì lo scooter punta su piazzale Baiamonti, sterza leggermente a destra verso via Volta e si ritrova in largo La Foppa. Nel frattempo, l’allarme radio è arrivato anche a una terza pattuglia in via San Marco: l’autista accelera, con l’obiettivo di intercettare lo scooter in fuga nel caso in cui il conducente decida di prendere via Moscova contromano.
Così succede: in via Lovanio, l’auto svolta a sinistra nello stesso momento in cui il motorino sfreccia da destra; il TMax impatta con la parte anteriore destra dell’auto, ma il contatto non impedisce al conducente di tirare dritto verso via Statuto e da lì in via Solferino.
“A qualunque rischio”
A velocità altissima e senza curarsi dei semafori lampeggianti né di quelli ancora attivi (condotta che il giudice rubricherà come “azione criminosa posta in essere “a qualunque rischio”, persino della propria vita, oltre che del passeggero a bordo”), lo scooter irrompe in via Pontaccio e svolta a sinistra, contromano, verso via Fatebenefratelli.
Il TMax sgomma davanti all’ingresso della Questura e in piazza Cavour percorre uno strettissimo passaggio pedonale prima di proseguire in via Manin, costeggiando i Giardini Montanelli. Poi la salita di viale Città di Fiume e giù a tavoletta verso Porta Venezia: c’è il rosso, ma Bouzidi trova comunque un pertugio tra due veicoli (sfiorandone uno?) e riaccelera, prendendo un po’ di vantaggio sulla prima auto inseguitrice.
Il gap viene colmato tra viale Majno e piazza Cinque Giornate: lì la gazzella torna a vedere da vicino lo scooter con i due ragazzi in sella.
Il cambio di programma?
Lì succede qualcosa che probabilmente modifica i piani della fuga. Sì, perché fino a quel punto la strada percorsa da Bouzidi e Elgaml fa pensare, col senno di poi, che i due fossero diretti al Corvetto, con piazzale Medaglie d’Oro e corso Lodi tappe intermedie. Invece, all’angolo tra viale Regina Margherita e via Besana, il tunisino prova a passare tra un taxi e alcune auto parcheggiate lungo il marciapiedi a destra: lo spazio non c’è, e il conducente è costretto a rallentare per evitare la collisione con l’ultima macchina della fila (di colore rosso), che forse tocca col posteriore.
Non c’è più margine per andare dritto. E così il TMax vira a destra e si dirige in via San Barnaba, saltando sui dossi davanti al Tribunale: quel sobbalzo fa cadere il casco di Ramy, che da quel momento in avanti sarà senza protezione.
L’ultimo tratto e lo schianto
Ormai siamo in via Sforza: il TMax la brucia in pochi secondi, per poi imboccare prima corso di Porta Romana e poi corso di Porta Vigentina. Eccoci in via Ripamonti. Poco prima dell’incrocio con via Quaranta, la prima gazzella che insegue scarta a sinistra per dribblare un’altra auto e si ritrova sulla carreggiata sbagliata, a pochi metri dallo scooter.
Bouzidi imposta la curva a sinistra, ma non riesce a farla: i binari del tram e le strisce pedonali potrebbero aver provocato uno slittamento. Il TMax, come si vede nelle immagini di una telecamera, è fuori controllo. La Giulietta è lì, sulla stessa linea. Si toccano? Le immagini non lo chiariscono.
Il motorino scivola sul marciapiedi e finisce la sua corsa contro l’insegna della stazione di servizio; l’auto in frenata si ferma contro un semaforo. Il doppio impatto avviene di fianco al food truck di un paninaro, che però, sentito dagli investigatori insieme a un suo collaboratore, riferirà di aver sentito solo le sirene e il botto e di non aver visto nulla che possa aiutare a chiarire il giallo dell’eventuale collisione.
Il massaggio cardiaco
Bouzidi è “semicosciente”, mentre Elgaml non si muove. A quel punto, il vicebrigadiere che guidava la Giulietta – lo stesso ora indagato per concorso in omicidio stradale – si china sul diciannovenne e, “assistito telefonicamente da un medico di Areu”, gli pratica “le manovre di primo soccorso attraverso massaggio cardiaco”. Un tentativo purtroppo vano: portato al Policlinico, Ramy morirà poco dopo il ricovero.
La pista della rapina
Nel borsello di Bouzidi, i carabinieri trovano una catenina d’oro danneggiata, una bomboletta di spray urticante e 850 euro; Ramy (con un precedente per rapina datato 2023) ha con sé 125 euro. La collanina e i soldi fanno ipotizzare un raid in zona movida, ma al momento della potenziale vittima non c’è traccia.
I militari coordinati dal pm Marco Cirigliano stanno lavorando anche su questo fronte: ci sono un paio di raid nell’area di corso Como che potrebbero essere compatibili con il bottino.