Milano, 17 gennaio 2025 – Nessuna violazione di regole o protocolli (peraltro non codificati in nessun manuale di tecniche operative) né delle norme penali è stata ravvisata dalla Procura, stando a quanto emerso, nelle modalità dell’inseguimento che i carabinieri del Radiomobile di Milano hanno condotto per otto chilometri la notte del 24 novembre per fermare il TMax guidato dal ventiduenne Fares Bouzidi. Un inseguimento iniziato alle 3.40 in viale Monte Grappa, dopo l’alt ignorato dal conducente dello scooter, e terminato in maniera tragica alle 4.03 con lo schianto della moto all’incrocio tra via Ripamonti e via Quaranta e la morte del passeggero, il diciannovenne Ramy Elgaml.
Lo schianto mortale all’incrocio di via Quaranta
Un inseguimento su cui i pm Marco Cirigliano e Giancarla Serafini stanno indagando per ricostruire la dinamica delle fasi finali e accertare se ci sia stato o meno un contatto tra i due veicoli: sia Bouzidi che il vicebrigadiere che guidava la Giulietta uscita di strada subito dopo il TMax sono accusati di omicidio colposo stradale. Intanto, ieri è stato sentito uno degli altri cinque militari intervenuti nei primi minuti, quello che aveva la bodycam che ha immortalato le fasi dei soccorsi ai due ragazzi, dopo la messa in onda nel programma tv “Dritto e Rovescio” delle riprese della microcamera. Una parte dei filmati trasmessi non risultava depositata agli atti; e di conseguenza i magistrati vogliono capire se l’assenza di quei fotogrammi nel fascicolo sia dipesa dalla mancata consegna da parte del carabiniere (che ha dichiarato di averli messi tutti a disposizione) o da un errore nella trasmissione.