
Il 19enne Ramy Elgaml è deceduto al termine di un inseguimento da parte dei carabinieri il 24 novembre
Le azioni, quella notte, erano volte a "evitare la divulgazione delle immagini di una persona che stava morendo". Sono stati interrogati ieri in Procura altri due carabinieri indagati per il presunto depistaggio in relazione alla morte di Ramy Elgaml, il 19enne deceduto al termine di un inseguimento da parte dei militari mentre si trovava in sella a uno scooter condotto dall’amico Fares Bouzidi, la notte del 24 novembre. Si tratta di due militari che non hanno partecipato all’inseguimento ma sono intervenuti in un secondo momento, all’angolo tra via Ripamonti e via Quaranta. Ramy era riverso a terra, e alcune persone stavano filmando la scena. La versione dei due militari interrogati ieri è simile a quella degli altri due carabinieri, anche loro indagati per depistaggio, frode processuale e favoreggiamento, che avevano invece partecipato all’inseguimento.
Nel loro caso un testimone ha riferito di essere stato obbligato a cancellare un filmato girato in quegli istanti: dalla consulenza disposta dai pm Giancarla Serafini e Marco Cirigliano risultano tracce della cancellazione di un video nello smartphone, che però allo stato sarebbe impossibile da recuperare. Si sono avvicinati a lui solo per diffidarlo dal divulgare quelle immagini, è la versione resa dai due carabinieri alla Procura lo scorso 25 febbraio, convinti che avesse fatto un video delle fasi dei soccorsi. Immagini poco etiche che non avrebbe dovuto mandare in giro. Ieri sono stati interrogati per la prima volta gli altri due carabinieri, iscritti più di recente nel registro degli indagati, sulla base di altre testimonianze acquisite dai pm. "Ha chiarito la sua posizione – spiega l’avvocato Piero Porciani, legale di uno dei due carabinieri –. Il suo comportamento aveva l’intento di evitare la divulgazione di immagini di una persona morente. Non c’è stata assolutamente alcuna attività volta a occultare qualsiasi elemento riferito all’inseguimento e all’incidente". Le conclusioni, ora, spettano alla Procura. La consulenza cinematica sull’incidente, intanto, ha valutato in sostanza come corretto il comportamento dei militari che inseguirono lo scooter, attribuendo la responsabilità dell’incidente a una manovra del 22enne Fares.
Andrea Gianni