MASSIMILIANO MINGOIA
Cronaca

Ramy, la linea del Viminale: "Dovevano fermarsi all’alt. Inseguimento consentito"

Il ministro Piantedosi prende le distanze dalle parole di Gabrielli e Sala sull’operato dell’Arma. Il sindaco, invece, sostiene che "i carabinieri hanno sbagliato a stare dietro allo scooter".

Il sindaco Giuseppe Sala e il ministro Matteo Piantedosi in Prefettura

Il sindaco Giuseppe Sala e il ministro Matteo Piantedosi in Prefettura

Sul caso Ramy, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi prende le distanze dalla parole di Franco Gabrielli – consulente per la sicurezza del sindaco Giuseppe Sala ed ex capo della Polizia – e anche da quelle del primo cittadino milanese.

Il numero uno del Viminale, ieri sera a “Diritto e Rovescio“ su Rete 4, fornisce una versione distinta e distante da quello dei vertici del Comune sull’inseguimento dei carabinieri alla scooter TMax in cui c’era alla guida Fares Bouzidi e, come passeggero, il 19enne egiziano Ramy Elgaml, che è morto a causa dell’incidente dello scooter, tallonato dall’auto dell’Arma, contro un palo all’incrocio tra via Ripamonti e via Quaranta: "Giudicherà l’autorità giudiziaria – premette Piantedosi –. I carabinieri hanno consegnato tutti i video, altri valuteranno quello che è successo. Io ho difficoltà a concepire un inseguimento, modalità operativa che è consentita ed in certi casi prescritta alle forze dell’ordine, che si possa svolgere senza inseguimento". Parole, queste ultime, riferite a quanto detto da Gabrielli lo scorso 9 gennaio ("quella non è la modalità corretta con cui si conduce un inseguimento, perché c’è pur sempre una targa, un veicolo"). L’ex capo della Polizia aveva fatto capire che i militari avrebbero potuto semplicemente rilevare la targa dello scooter e non insistere con l’inseguimento per otto chilometri.

Piantedosi non difende solo l’operato dei carabinieri ma scarica sui fuggitivi le conseguenze di quanto accaduto: "Si deve mettere al primo posto il fatto che non ci si sia fermati all’alt. Il primo fattore che può evitare la condizione di pericolo per se stessi e per gli operatori è fermarsi all’alt".

Una versione molto distante da quella fornita ieri mattina da Sala, intervistato da Rtl 102.5: "Come dice il padre di Ramy, non dobbiamo andare addosso ai carabinieri. Ci sono quelli che sbagliano e quelli, la maggioranza, che fanno le cose giuste. Nel caso di Ramy, i carabinieri hanno sbagliato. Hanno fatto un inseguimento notturno di 20 minuti e in ogni caso quelle parole (pronunciate dai militari nel video, come “sono caduti? Bene“, ndr) sono inaccettabili. È abbastanza evidente. Ma bisogna riconoscere che le forze dell’ordine fanno fatica tutti i giorni per cercare di garantire la nostra sicurezza". Il sindaco si è dichiarato contrario anche allo scudo penale a cui il centrodestra in Parlamento starebbe pensando per tutelare maggiormente militari e agenti delle forze dell’ordine: "Gli agenti devono essere pagati, formati e protetti meglio. Ma non a livello legislativo. Questa mi pare una sciocchezza". Sull’emergenza sicurezza in alcune periferie, inoltre, il primo cittadino ammette che "il caso Ramy spiega il malessere che cova in alcune parti della città. Ma guardate la reazione della famiglia di Ramy. Quel ragazzino, che come nessuno di noi sarà stato un santo, aveva la bandiera dell’Italia nella sua camera. Mi meraviglia la continua reazione del padre di Ramy, che sta dalla parte giusta".

Quanto alle violenze di gruppo di Capodanno in Piazza Duomo, Sala dice che "non sappiamo se si tratta, come qualcuno dice, di taharrush gamea, cioè molestie collettive. Se sia così o meno, è chiaro che sono situazioni che vanno represse e controllate. La destra soffia sul fuoco? Da nove anni, da quando sono sindaco, l’ha sempre fatto".