Milano – Avrebbe ingannato Randi Ingerman “facendole credere”, anche creando “provvedimenti giurisdizionali falsi”, di aver avviato o vinto alcune cause, che in realtà o non esistevano o erano state perse. Per questo l'avvocatessa S.G., che era legale di fiducia del volto noto dello spettacolo, ora rischia di finire a processo a Brescia con le accuse di patrocinio infedele e falso. Le denuncia di Ingerman, nata negli Usa e residente a Milano, contro la sua legale era stata presentata nel luglio del 2022 e qualche mese dopo nell'indagine erano stati effettuati anche dei sequestri di documenti a carico dell'avvocatessa da parte della Gdf.
La notizia è riportata oggi nelle pagine milanesi del Corriere della Sera. Come si legge negli atti, l'udienza preliminare a carico dell'avvocatessa 44enne è stata fissata dalla gup di Brescia Federica Brugnara per il 5 dicembre e tra le parti offese, oltre ad Ingerman, rappresentata dal legale Davide Steccanella, figurano anche due magistrati milanesi Adriana Cassano Cicuto e Zenaide Crispino.
Secondo le accuse, l'imputata, infatti, avrebbe fatto passare le due giudici civili, ignare di tutto, come firmatarie di provvedimenti in realtà falsi. Da qui la competenza della Procura di Brescia ad indagare, col pm Giovanni Tedeschi che ha chiesto il rinvio a giudizio per la 44enne. In un caso l'avvocatessa avrebbe fatto credere ad Ingerman che aveva vinto un procedimento contro una banca per una somma di “277mila euro” e in un'altra occasione di aver presentato “un ricorso all'Inps” o anche “di essersi costituita in giudizio” contro una clinica, che aveva assistito l'attrice per problemi personali.
Come segnalato dal pm di Brescia nelle imputazioni, l'avvocatessa nell'ambito di più "procedimenti civili, penali e del lavoro” avrebbe redatto cinque “provvedimenti giurisdizionali” falsi, ma molto simili ad “atti originali”. In particolare, tra il 2020 e il 2022, avrebbe creato un provvedimento di rinvio d'udienza di una causa civile, una sentenza civile con tanto di firma falsa di una giudice, un “decreto di omologa” della sezione lavoro del Tribunale milanese, anch'esso falso, come scrive il pm, e firmato all'apparenza da un altro magistrato. E poi ancora una “sentenza” del Riesame ma senza firma e un “provvedimento di fissazione di udienza” davanti alla Corte d'Appello di Venezia.