
Uomini della polizia scientifica scendono all'interno del tombino in piazza Ascoli
Milano, 4 novembre 2020 - Un tunnel alto poco più di un metro, largo 80 centimetri e di almeno 5-6 metri di lunghezza. Un cunicolo scavato nel sottosuolo per passare indisturbati dalla rete fognaria al pavimento dell’anticamera del caveau, bucato per un diametro di circa 50-60 centimetri. Da lì sono entrati (e poi usciti) i sette rapinatori che alle 8.30 di ieri hanno preso d’assalto la filiale Crédit Agricole di piazza Ascoli, a Città Studi.
Un colpo studiato nei minimi dettagli, verosimilmente preparato nel corso dell’ultima settimana e perfettamente sovrapponibile come dinamica e modalità d’azione a quello andato in scena la mattina il 12 agosto 2016 alla Banca Popolare di Novara di viale Regina Giovanna 35, a circa 600 metri di distanza da piazza Ascoli. Quattro anni dopo quel raid, rimasto senza colpevoli, la banda del buco ha colpito ancora. Poco prima di aprire al pubblico, il direttore dell’istituto di credito, Paolo Blasetti di 48 anni, è sceso al piano interrato, dov’è posizionato il caveau. In un attimo è stato circondato da sette uomini con il volto integralmente coperto da maschere in lattice: uno di loro, quello armato, lo ha colpito in testa con il calcio di una pistola e l’ha costretto ad aprire il caveau. «Ho subito gridato “C’è una rapina“», ha poi raccontato il responsabile della filiale prima di salire in ambulanza, con la borsa del ghiaccio sul capo. Quelle urla hanno consentito a una delle due dipendenti presenti in quel momento, P.D. di 49 anni, di percepire immediatamente il pericolo e di correre verso la strada per chiedere aiuto; l’altra, la trentenne R.C., è stata a sua volta immobilizzata, ma per fortuna non ha riportato ferite né contusioni.
È stato quello, con ogni probabilità, l’imprevisto che ha in parte rovinato il piano dei sette, che pensavano di avere a disposizione tutto il tempo necessario per attendere l’apertura della cassa temporizzata con il contante. Messi alle strette, i malviventi si sono concentrati sulle cassette di sicurezza, aprendone e svuotandone rapidamente una trentina (ancora da quantificare il bottino, il contenuto è noto solo ai proprietari dei mini-forzieri). Poi si sono accorti che le prime Volanti erano già arrivate e per coprirsi la fuga hanno azionato gli estintori di emergenza, generando così una fitta coltre di fumo bianco che ne ha nascosto per qualche secondo la fuga. I sette si sono infilati nel tunnel e sono spariti nel nulla, percorrendo almeno un tratto di rete fognaria e sbucando chissà dove, magari approfittando del viavai legato al mercato settimanale della vicina via Eustachi. Gli agenti dell’Ufficio prevenzione generale della Questura, guidati sul posto dal dirigente Salvatore Anania, hanno provato a inseguirli strisciando nella condotta, ma ormai i rapinatori erano già scomparsi.
Poco dopo, è iniziato il lungo e complesso lavoro degli esperti della Scientifica, con l’aiuto dei tecnici di Metropolitana Milanese: al setaccio il cunicolo e alcuni attrezzi abbandonati dal gruppo, nella speranza di isolare qualche traccia utile all’indagine condotta dagli uomini dell’Antirapine della Squadra mobile, sotto il coordinamento del magistrato di turno Elio Ramondini e del dirigente Marco Calì. Una prima pista investigativa da seguire, secondo quanto risulta al Giorno, parte dall’inflessione, descritta come campana, tradita da uno dei criminali mascherati, l’unico ad aver aperto bocca per dare ordini al direttore della banca. Verranno anche prese in esame le similitudini con il raid del 2016 in viale Regina Giovanna, per capire se ad agire sia stata la stessa gang dell’altra volta, peraltro mai individuata: pure in quel caso, gli ostaggi avevano detto ai carabinieri che forse chi aveva parlato era originario di Napoli o più in generale dell’area campana.