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A Milano i predatori del lusso, l’avviso ai turisti: "L’orologio d’oro? Tenetelo in tasca"

Hotel e ristoranti allarmati. L’ultimo blitz è con la pistola puntata alla tempia

Milano - L’escalation di colpi . Bande che agiscono con modalità e orari diversi. E i commercianti del centro che iniziano a mettere in guardia i loro clienti: "Occhio all’orologio, magari lo metta in tasca quando esce". Il fenomeno dei predoni di cronografi sta monopolizzando da diversi mesi la scena criminale milanese: dalle batterie di giovanissimi nordafricani che colpiscono nelle vie del Quadrilatero della Moda agli specialisti franco-algerini che si muovono sullo stesso “terreno di caccia“, fino a banditi non proprio di primo pelo che pedinano le vittime e le derubano sotto casa o all’uscita dalle loro attività commerciali. La risposta delle forze dell’ordine all’impennata di casi è già arrivata, con intensità direttamente proporzionale all’allarme generato dai raid in serie: nell’ultimo mese, i poliziotti della Squadra mobile e del commissariato Centro hanno individuato e bloccato tredici persone, a valle di varie indagini aperte dopo le denunce dei rapinati.

L’ultima operazione è andata in scena nei giorni scorsi: gli agenti hanno fermato i due pregiudicati Giuseppe Conti e Ciro Sottoferro, di 37 e 43 anni, accusati di aver depredato un professore d’inglese di 56 anni del Rolex alle 17 del 22 settembre. Dopo averlo seguito fino a casa, in zona Triennale, uno di loro si è infilato nel palazzo e gli ha puntato una semiautomatica Browning alla tempia mentre l’uomo stava aspettando l’ascensore: "Dammi questo c... di orologio", gli ha intimato il rapinatore, prima di prendere l’Oyster Perpetual Datejust da 15mila euro e scappare a bordo dello scooter guidato dal complice. Le immagini delle telecamere, il software di riconoscimento facciale Sari e una rapida indagine hanno consentito agli investigatori di via Fatebenefratelli di individuare il domicilio di Sottoferro, in zona Niguarda, e di intercettare la coppia una settimana dopo, ancora sul motorino e con la pistola in un borsello.

Due profili che si differenziano notevolmente rispetto a quelli emersi nelle precedenti inchieste, ma che, a maggior ragione, confermano "l’ampliamento del ventaglio di chi entra in azione", per citare l’espressione usata dal dirigente della Mobile Marco Calì in una recente intervista al Giorno . In ogni caso, l’allerta c’è. E i segnali arrivano anche dal mondo degli alberghi e della ristorazione: sono sempre più numerosi i titolari di hotel e locali del centro che consigliano ai loro clienti di nascondere sotto il polsino della camicia l’orologio che hanno al polso o di riporlo in tasca per evitare brutte sorprese. "Milano sta vivendo un boom di presenze, soprattutto dall’estero, che ha superato persino i livelli pre-Covid – ragiona Pier Antonio Galli, consigliere delegato dell’associazione che rappresenta gli esercenti della Galleria Vittorio Emanuele –. I riscontri dei visitatori sono positivi su trasporti, servizi e accoglienza, ma le rapine di orologi rischiano di essere un brutto biglietto da visita: si tratta di aggressioni che segnano inevitabilmente l’esperienza in città e che rischiano di allontanare le persone. Sarebbe un peccato".