Milano - La partenza dalla Comasina a bordo di un’auto rubata. L’irruzione all’orario d’apertura nell’ufficio postale preso di mira, rigorosamente fuori Milano. La pistola nella cintura dei pantaloni per intimidire i dipendenti. La paziente attesa dell’apertura della cassa temporizzata. E poi la fuga in macchina.
Un modus operandi standard, ripetuto almeno sette volte (cinque raid a segno, due andati a monte) in poco più di un anno dalla banda dei trasformisti. Trasformisti sì, perché si sono camuffati in vari modi nei colpi andati in scena tra il 4 novembre 2020 e il 7 dicembre 2021: in alcune occasioni hanno indossato giubbotti catarifrangenti tipo quelli delle Poste, mentre altre volte hanno usato le maglie da lavoro dei corrieri Tnt; in un caso si sono presentati con la divisa della polizia locale. Stratagemmi che non hanno fuorviato i carabinieri del Nucleo investigativo di via Moscova, che hanno indagato per mesi sul gruppo criminale sotto il coordinamento dei pm Francesca Crupi e Isabella Samek Lodovici.
L’imponente lavoro di riscontri, partito dall’incendio di una Ka il 24 febbraio 2021 a Novate Milanese e fondato su telecamere e intercettazioni, è finito nell’avviso di chiusura indagini notificato a quattro persone (difese dall’avvocato Maria Cristina Tognoni), di cui tre già fermate il 15 febbraio 2021 con una macchina rubata e due scacciacani Bruni (compatibili con le armi usate per i colpi). Il presunto capo era il pluripregiudicato quarantaduenne Carlo Testa alias "Testone" (solo omonimo del ras di via Fleming recentemente condannato in abbreviato a 8 anni per la sparatoria col rapper Kappa24k), già denunciato per sei blitz identici tra 2007 e 2008. Per gli investigatori, il suo braccio destro era il "Principe", all’anagrafe Carlo Dimundo, cinquantaseienne nativo della barese Triggiano. La gang era completata da Antonio Cavorsi alias "Catamarano", sessantatreenne di San Giovanni Rotondo, e Vincenzo "Vinci" Corsaro, milanese di 47 anni.
Stando a quanto accertato, i quattro avrebbe accumulato un bottino complessivo superiore a 228mila euro. Il colpo più ingente è avvenuto la mattina del 25 maggio 2021 in un ufficio postale di Carimate, in provincia di Como: Testa e Dimundo hanno bloccato il direttore di filiale mentre stava aprendo la saracinesca, lo hanno spinto all’interno ("Stai tranquillo, entra dentro, metti e non fare scherzi") e hanno aspettato i canonici 15 minuti per l’apertura della cassa temporizzata, scappando con 71mila euro. Dopo il primo raid andato a vuoto il 4 novembre a Bovisio Masciago, i rapinatori avrebbero colpito a Senago il 28 dicembre 2020 (3.075 euro), il 4 febbraio e il 7 dicembre 2021 ancora a Carimate (quasi 69mila euro in totale), l’8 settembre 2021 nella pavese Zeccone (blitz fallito per la reazione di una dipendente) e il 29 settembre 2021 a Ozzero (36.520 euro). Nel provvedimento vengono contestati pure i tre tentativi tra il 5, il 7 e il 14 febbraio 2022 in un ufficio postale di Carugo. "A San Valentino non mi lasciare a secco", la richiesta di Dimundo a Testa in quei giorni.