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Milano, morta dissanguata dopo raschiamento: tre medici indagati

Prima il dolore per l'aborto spontaneo del bimbo che portava in grembo, poi la tragedia

L'esterno dell'Istituto Clinico Humanitas di Rozzano (Ansa)

Milano, 1 ottobre 2019 - Prima il dolore per l'aborto spontaneo del bimbo che portava in grembo, poi la tragedia. Una donna di 40 anni è morta dissanguata poiché, secondo l'accusa, i medici non le hanno subito asportato l'utero che si era per errore perforato nel corso di un raschiamento di routine. Sempre secondo l'accusa, i medici hanno fatto trasfusioni di sangue ma non l'immediata isterectomia, come previsto in tali casi e che le avrebbe salvato la vita. Per questo 3 ginecologi dell'Humanitas sono indagati a Milano. A chiedere il rinvio a giudizio dei tre ginecologi è stato il pm Mauro Clerici, titolare dell'inchiesta per omicidio colposo nata dalla denuncia del compagno della signora morta nell'aprile 2018.

La donna era rimasta incinta del suo secondo figlio. La gravidanza però si era complicata fino a portare ad un aborto spontaneo, alla nona settimana. Come è prassi, dopo qualche giorno, su consiglio della sua ginecologa di fiducia, la donna si era recata in ospedale per il raschiamento. Un intervento chirurgico in anestesia generale che in genere non desta preoccupazioni: si esegue in day hospital, dura una quindicina di minuti ma tra i rischi, che sono rari, c'è anche la perforazione dell'utero. E così purtroppo è stato. In sala operatoria, secondo la ricostruzione, la perforazione ha causato una importante emorragia.

I medici - stando a quanto sostenuto dall'accusa - hanno proceduto con le trasfusioni di una serie di sacche di sangue senza capire che per salvare la donna andava asportato l'utero al massimo in mezz'ora. Quando poi hanno deciso di procedere con la isterectomia - sottolinea l'accusa - era troppo tardi. A nulla è servito l'intervento dell'equipe di chirurgia generale. Per i tre ginecologi il pm Clerici ha chiesto il processo. L'udienza preliminare nella quale il compagno e la figlia della donna, assistiti dagli avvocati Antonio Ferrari e Sergio Vitale, sono parti offese, prenderà il via il prossimo 10 dicembre davanti al gup Roberto Crepaldi. 

L'Humanitas "esprime il proprio forte e sincero rammarico per quanto accaduto, nonostante tutti gli sforzi profusi". E spiega che "la paziente è stata sottoposta ad un intervento chirurgico di natura ginecologica, ma che durante l’intervento si è manifestata una seria complicanza cui è seguita un’improvvisa e inarrestabile emorragia. A nulla sono valsi tutti gli interventi messi in atto dall’équipe chirurgica e il coinvolgimento di tutte le risorse professionali e tecnologiche di Humanitas".