Solo nel mese di ottobre, secondo gli ultimi dati Inps, nella Città metropolitana di Milano 28.182 nuclei familiari hanno percepito il reddito di cittadinanza. Corrispondono a 57.016 persone coinvolte, in media un assegno mensile di 509 euro. Un esercito che attende chiarezza sul futuro. Focalizzando lo sguardo sugli “abili al lavoro“, al centro della prima stretta sul sussidio decisa dal Governo, quest’anno il centro per l’impiego di Milano città ha convocato 9744 beneficiari del sussidio per iniziare un percorso di presa in carico e di avvio verso il lavoro. Fra questi, secondo i dati di Afol, 6.131 non si sono neanche presentati al primo appuntamento, "con giustificato o ingiustificato motivo" o perché irreperibili. E un altro aspetto allarmante emerge da un’elaborazione della Cgil di Milano: oltre il 30% dei beneficiari ha già un lavoro, discontinuo o con stipendi così bassi da consentire di accedere al sussidio.
Nel Milanese il 14,4% degli "addetti alla pulizia e igiene" percepisce il reddito di cittadinanza. Il 6,4% dei "commessi alle vendite al minuto", il 5,8% dei camerieri, il 5,1% dei collaboratori domestici il 2,2% di baristi e cuochi. Persone che finiranno per perdere quell’integrazione al reddito ricevuta finora, con il rischio di precipitare nella povertà in uno scenario di crisi e costo della vita alle stelle. Una delle soluzioni individuate dal Governo sono i corsi di formazione obbligatori. Ma le premesse non sono incoraggianti. Quando Afol lanciò un progetto pilota rivolto a un piccolo nucleo con possibilità di inserimento in aziende partner ha fatto fatica a raggiungere i numeri per partire. Su un centinaio di persone già selezionate, le più “riqualificabili“ fra quelle a carico, si è reso disponibile solo il 20%. Solo in 15, poi, hanno concluso il percorso.