MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Reddito di libertà, oltre 380 escluse: "Dovranno ripresentare domanda"

Aiuto per le vittime di violenza non autonome a livello economico. A dicembre sbloccati i fondi: 30 milioni. In Lombardia accolte 410 richieste su 793 fino al 2021. Cadmi: "Il vero problema è l’accesso al lavoro".

Aiuto per le vittime di violenza non autonome a livello economico. A dicembre sbloccati i fondi: 30 milioni. In Lombardia accolte 410 richieste su 793 fino al 2021. Cadmi: "Il vero problema è l’accesso al lavoro".

Aiuto per le vittime di violenza non autonome a livello economico. A dicembre sbloccati i fondi: 30 milioni. In Lombardia accolte 410 richieste su 793 fino al 2021. Cadmi: "Il vero problema è l’accesso al lavoro".

di Marianna VazzanaMILANOÈ un sostegno economico che arriva sotto forma di assegno, il “Reddito di libertà“: fino a 500 euro al mese destinati alle donne vittime di violenza in difficoltà economica. Una misura introdotta dall’articolo 105-bis del Decreto rilancio (n. 34/2020) per far sì che le donne non autonome economicamente riescano a staccarsi dal partner che le maltratta e, a poco a poco, a ritrovare la propria libertà da tutti i punti di vista. Ora, lo scorso dicembre, il Governo ha sbloccato il fondo da 30 milioni da ripartire per il triennio 2024, 2025 e 2026. Una buona notizia, certo. Ma c’è un ma: ci sono donne che aspettano ancora di essere aiutate dopo aver presentato la domanda nel triennio precedente. E che adesso dovranno ripresentarla (la richiesta va inviata all’Inps, dal 1° gennaio al 31 dicembre).

"Fino al 2023 – spiega Lucia De Cicco, avvocata, tra le volontarie Cadmi, Casa di accoglienza delle donne maltrattate che ha sede a Milano, in via Piacenza – sono state presentate 793 domande in Lombardia, di cui 410 hanno ottenuto l’erogazione del contributo per un totale di un milione e 992mila euro (fonte Inps). Tutte le altre donne dovrebbero ripresentare la domanda per il sostegno già richiesto ma non erogato", per l’esaurimento dei fondi. Rimaste nel limbo, quindi, ci sarebbero 383 donne.

Nello specifico, 480 sono le domande presentate nel 2021, 271 l’anno successivo e 42 nel 2023. Le 410 accolte risalgono tutte al 2021 (si evince dal XXII rapporto annuale Inps). Nel 2022 e nel 2023 non risultano domande accolte né contributi erogati. Per le vittime, dai 18 ai 67 anni, un assegno che allora era da 400 euro al mese, con fondi integrati dalla Regione.

In lista ci sono persone seguite da centri anti violenza riconosciuti dalle Regioni o dai servizi sociali, che accompagnano le vittime nei percorsi di fuoriuscita dalla violenza. "Tantissime donne sono rimaste senza il sussidio", riflette De Cicco, che è nel direttivo Cadmi ed è impegnata come operatrice d’accoglienza. Un aiuto che in certi contesti diventa fondamentale, "pensiamo al costo della vita a Milano: altissimo già solo per la casa. Poi pensiamo al fatto che tante hanno dei bambini, quindi con diverse esigenze. I soldi volano via in un attimo. Il Reddito di libertà non è risolutivo, da solo non può restituire l’autonomia alle donne che escono da situazioni di violenza domestica ed economica. Tra l’altro, dopo il triennio 2024-2026, diminuirà a 6 milioni l’anno".

Intanto le richieste di aiuto sono continue. Solo nel 2024 Cadmi ha avuto 1.116 contatti, tra segnalazioni e richieste. "Abbiamo seguito in percorsi di accoglienza circa 680 donne – aggiunge De Cicco –. Mettiamo a disposizione un’area lavoro che si occupa in partenariato con enti e aziende di percorsi di formazione, ricerca lavoro e occupazione delle donne che cercano di ritrovare autonomia e indipendenza". Torna a porre l’accento sul lavoro, "che è centrale: il fatto di essere “costrette a non lavorare“ è parte della violenza domestica, perché senza l’autonomia economica la donna è molto più debole. E il maltrattante lo sa. Tra l’altro, già in condizioni normali, l’accesso al lavoro è più difficile per le donne. Le occupazioni, poi, sono più precarie e prevalentemente part time".