GIULIA BONEZZI
Cronaca

Letizia Ortiz, la regina di Spagna a Milano per la ricerca contro il cancro

Nel corso della mattinata ha anche visitato laboratori dell'Ifom, l’Istituto fondazione di oncologia molecolare, un centro d'eccellenza creato ventisei anni fa dall'oggi Fondazione Airc che ospitava il World Cancer Research Day

Milano, 26 settembre 2024 – La regina Letizia di Spagna questa mattina era a Milano. Precisamente nel quartiere dietro piazzale Lodi e l'ex scalo ferroviario di Porta Romana, la zona della Fondazione Prada ma è un'altra l'istituzione che la consorte di Felipe VI ha visitato: l'Ifom, Istituto fondazione di oncologia molecolare.

La regina di Spagna a Milano per la ricerca contro il cancro
La regina di Spagna Letizia Ortiz, che è presidentessa dell'associazione spagnola contro il cancro, ha visitato oggi l'Istituto di oncologia molecolare di Fondazione Airc (Ifom) di Milano

 Si tratta di un centro d'eccellenza creato ventisei anni fa dall'oggi Fondazione Airc che ospitava il World Cancer Research Day, promosso dalla Aecc (Asociación española contra el cáncer) di cui la regina Letizia è da dodici anni presidente onoraria, insieme alla nostra Associazione italiana per la ricerca sul cancro, alla britannica CrUK (Cancer Research UK), all'Asco (American society of clinical oncology), alla European association for cancer research (Eacr) e ad altre organizzazioni in prima fila nella lotta ai tumori quali l'European society of medical oncology (Esmo), il National cancer institute (Nih), l'International agency for research on Cancer (Iarc) e la Union for international cancer control (Uicc).

Un'iniziativa partita otto anni fa, che serve a sensibilizzare sull'importanza della ricerca contro i tumori e della collaborazione internazionale tra gli scienziati, e il cui tema, quest'anno, è stato "L'innovazione nella ricerca sul cancro per guidare il progresso verso l'equità sanitaria".

Il discorso della regina

Concetti che la regina Letizia ha voluto sottolineare, nel suo intervento all'Ifom: “Il nostro obiettivo principale è assicurare che le conoscenze che arrivano dalla ricerca raggiungano davvero e in maniera efficace i pazienti il più velocemente possibile", ha detto Letizia di Spagna, aggiungendo che l'innovazione serve a "far sì che le conoscenze si traducano in realtà e ad aumentare l'equità nell'accesso alle cure, a migliorare le percentuali di sopravvivenza e la qualità di vita dei pazienti". La regina nel corso della mattinata ha anche visitato laboratori dell'Ifom che lavorano su metabolismo e cancro al seno e aumento dell'incidenza del tumore al colon nei giovani e microplastiche, e il Lab G, dedicato alle donne in gravidanza, dove ha incontrato una ricercatrice appena arrivata dall'estero, Giuseppina D'Alessandro, che è incinta.

La trincea della sanità pubblica

Tra gli esperti arrivati all'Ifom per il World Cancer Research Day c'era Franco Locatelli, primario dell'Oncoematologia pediatrica del Bambino Gesù di Roma nonché presidente del Consiglio superiore di sanità. E proprio in quest'ultimo ruolo, "da uomo di sanità pubblica", fissa in cima alla lista delle priorità una conditio sine qua non che viene, se non prima, parallela all'importanza di sostenere la ricerca per portare i suoi risultati al letto del paziente, dato che il cancro come e più di altre malattie per essere curabile e guaribile dev'essere diagnosticato il prima possibile: "I problemi sono tanti però ora la priorità è tutelare il servizio sanitario pubblico, investire su di esso, evitare che siano perpetrate o addirittura si accentuino disparità territoriali" nell'accesso alle cure oltre, ovviamente, a "investire sulla ricerca".

L'innovazione

La ricerca che, ricorda il luminare dell'oncoematologia pediatrica, ha permesso ad esempio e "proprio grazie al sostegno dell'Airc di ottenere per la prima volta al mondo dei risultati importanti per la cura del tumore solido più frequente in età pediatrica (il neuroblastoma, ndr) attraverso le Car T, cioè le cellule del sistema immunitario di un paziente geneticamente modificate per essere reindirizzate sul bersaglio tumorale".

Le Car T, ricorderà in aula il professore, dodici anni fa registravano il primo successo salvando da una leucemia linfoblastica acuta chemioresistente l'allora bambina americana Emily Whitehead, e grazie alle quali "oggi abbiamo sei diversi trattamenti per pazienti con leucemia linfoblastica, linfoma non Hodgkin e mieloma multiplo", rappresentano "il prototipo di una medicina personalizzata, di precisione. Sono medicine "viventi" perché il loro effetto terapeutico non si limita al periodo" del trattamento e dimostrano come "l'immunoterapia stia diventando sempre più importante" nella lotta contro i tumori.

L'impegno dell'Airc

L'immunoterapia contro i tumori è anche il campo di ricerca di Anna Mondino, che all'inizio del mese è subentrata a Federico Caligaris Cappio alla direzione scientifica dell'Airc; una branca che "ha avuto una velocizzazione incredibile negli ultimi anni, spiega la scienziata, e tra le "tante terapie" che include la "scommessa sulle Car T, farmaci viventi" vede l'Italia "veramente alla frontiera, con centri molto attrezzati e una storia di conoscenze accumulate negli anni che come Airc sicuramente vogliamo mettere a terra".

Ma in generale sul fronte dell'innovazione, continua Mondino, la lotta contro il cancro si trova "in un momento storico incredibile. La ricerca è andata avanti un po' a gradini, abbiamo una tecnologia che è cresciuta, la conoscenza dei meccanismi biologici è cresciuta, e adesso possiamo metterle insieme. Le ultime tecniche permettono di vedere singole cellule all'interno del tessuto del paziente: si può prendere una biopsia e studiare singole cellule, la loro disposizione dentro il tumore, fuori dal tumore e ne possiamo conoscere le caratteristiche, come le cellule si parlano fra loro. Sembra un esercizio virtuale ma con quello che impariamo dalle comunicazioni possiamo disegnare terapie sempre più giuste per quel particolare tumore per quel paziente".

Mondino sottolinea l'importanza cruciale della collaborazione tra scienziati, "di cui abbiamo avuto una dimostrazione eclatante durante la pandemia", e di finanziare e "tenere insieme la ricerca di base, perché solo attraverso lo studio della biologia che sta sotto la trasformazione del tumore avremo i bersagli di domani; la ricerca clinica che serve a capire se quello che abbiamo fatto è davvero efficace, e quella che viene definita "ricerca traslazionale", cioè portare" le scoperte "dal laboratorio al letto del paziente. Ma è molto importante anche il percorso inverso: ci sono domande che solo guardando i malati possiamo riportare in laboratorio per fare una ricerca molto più finalizzata allo scopo comune di trovare cure efficaci".

Tra le sue priorità alla direzione dell'Airc, "creare un ecosistema giusto che unisca ricerca, formazione e biotech" e continuare a garantire finanziamenti stabili ai progetti, "e per questo i nostri donatori sono fondamentali. Il tempo della ricerca deve essere lento, un tempo di prudenza in cui si formula un'ipotesi, si verifica che sia giusta, magari si torna indietro, si mette un pezzettino del puzzle e nel tempo si arriva a quella che è la risposta più adatta da trasferire al paziente. Quello che spero riusciremo a fare nei prossimi anni è prendere i risultati che Airc ha raccolto in sei decenni di attività e portarne qualcuno più velocemente alla pratica clinica. Ma coi tempi giusti".