FEDERICO MAGNI
Cronaca

Vallanzasca in carcere non è più il Bel Renè: “Distrutto da 50 anni di reclusione. Va imboccato per mangiare, non riesce più a parlare”

Milano, l’ex br Cecco Bellosi assiste l’ex boss della Comasina in comunità: non è autosufficiente, deve uscire dalla cella di Bollate. “L’ultima condanna per il furto di mutande? Un fatto inverosimile”. Attesa la decisione del giudice sulla scarcerazione

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Renato Vallanzasca, 74 anni, al processo per direttissima nel luglio del 2014: era stato arrestato per il furto di un paio di boxer

Milano – “È arrivato il momento di fare una distinzione netta fra il personaggio “Vallanzasca”, il Bel Renè e tutto il resto, e il nuovo Renato Vallanzasca, lontano da quello conosciuto da molti anni. Non è più quella persona. Cinquant’anni di carcere l’hanno distrutto, adesso non c’è più con la testa e non credo che si tratti di un’ingiustizia, perché la giustizia non ha mai concesso nessuno sconto a Renato. Il problema è umano a questo punto. Una persona non autosufficiente non può stare in carcere. Il mio non è un appello, ma una semplice constatazione”. Fra coloro che hanno seguito il percorso di Vallanzasca nei periodi dei permessi, del lavoro all’esterno e anche all’interno del carcere, Cecco Bellosi è uno di quelli che non si è mai risparmiato. Originario di Colonno sul lago di Como, un passato di militanza in Potere Operaio e da più di 25 anni coordinatore delle Comunità “Il Gabbiano“, Bellosi ha accolto Renato Vallanzasca nella sede di Piona nell’Alto Lario lecchese, a partire dal 2021, ogni volta che poteva lasciare il carcere.

Il bandito della Comasina è stato uno dei criminali più efferati. Condannato definitivamente a quattro ergastoli aveva iniziato a lavorare come giardiniere nella sede di Calolziocorte della comunità guidata da Bellosi già dal 2010. Poi ci fu il caso del furto in un supermercato di Milano a interrompere quel percorso. ll 13 giugno 2014 durante il regime di semilibertà, tentò di taccheggiare un paio di slip; arrestato dai carabinieri, venne processato per direttissima per il reato di rapina impropria. Per questo fatto venne condannato con l’accusa di tentata rapina impropria aggravata. “Una cosa inverosimile che gli è costata 10 anni suppletivi di carcere – commenta Bellosi – Si era sempre comportato in maniera adeguata quando era con noi. Ma ripensando ai primi anni in cui veniva a lavorare, quando era a Calolziocorte, qualche amnesia l’aveva. Aveva dei momenti di blackout. Lui ha sempre sostenuto di non aver commesso quel furto, forse non ricordava. Ho fatto questa riflessione e se fosse stato così avrebbe avuto senso arrivare ad un’altra soluzione già all’epoca”.

I permessi per uscire dal carcere sono ricominciati solo nel 2021. “Negli ultimi tre anni è venuto da noi mediamente ogni 15 giorni e ho notato questo degrado cognitivo sempre più marcato, soprattutto nell’ultimo periodo. Anche all’interno del carcere deve essere assistito quotidianamente. Deve esserci sempre qualcuno ad aiutarlo – continua Bellosi – Lunedì scorso è venuto a Piona da noi. Ero seduto a tavola vicino a lui. Ho notato a un certo punto che non riusciva nemmeno a tenere in mano la forchetta e ho dovuto imboccarlo. Non riusciva nemmeno a concludere un discorso”.

Bellosi ha raccontato i suoi anni nella lotta armata rossa. Rimase con la colonna Walter Alasia fino al 1979, quando giunse la condanna a dodici anni per banda armata e rapina di autofinanziamento. È stato in carcere ed ha scontato completamente la pena, poi si è impegnato in prima persona ad aiutare giovani con vari problemi, chi era stato messo ai margini, i tossicodipendenti, gli ammalati di Aids soprattutto e i detenuti. Aiutare Vallanzasca è sempre stato un suo obiettivo. 

Anche la Procura generale di Milano, dopo i difensori dell’ex boss della Comasina, ha chiesto al Tribunale di Sorveglianza di trasferire Vallanzasca in una struttura assistenziale per le cure: “È accertata la diagnosi di demenza, c’è incompatibilità conclamata con la detenzione in carcere ed è venuto il momento di modificare la condizione detentiva”. La decisione è attesa a breve.