"Entrare in questo processo come parte civile consente non solo di chiedere il risarcimento del danno per la perdita di vista e luce, ma anche di contribuire a far emergere le conseguenze negative che un’ incombente torre di oltre 82 metri porta alla zona, pensiamo alla viabilità o ai parcheggi, senza nessun beneficio in termini di servizi o verde pubblico. E tutto questo non certo per dare una reale risposta al bisogno di case che Milano ha". La decisione del gup Teresa De Pascale di rinviare a giudizio otto imputati per i presunti abusi edilizi legati alla Torre Milano in via Stresa è una prima battaglia vinta per la donna, assistita dall’avvocata Antonella Forloni, che è stata l’unica a costituirsi parte civile. Residente nei pressi del palazzo alla Maggiolina, ha lamentato un danno di circa 70mila euro dovuto alla perdita di panorama e luce, due ore in meno al giorno, nella sua casa “schermata“ dal gigante di cemento, con la conseguente svalutazione dell’immobile. Nel caso di condanna degli imputati, quindi, potrà ottenere un risarcimento.
"La scelta della costituzione di parte civile è stata fatta con la convinzione che le imputazioni a carico di costruttori, progettisti e dirigenti comunali fossero fondate – spiega l’avvocata Forloni –. È apparso di particolare gravità il fatto che la violazione di norme urbanistiche tese a salvaguardare gli interessi e il benessere degli abitanti della zona sia contestata a quegli stessi funzionari che dovrebbero garantirne il rispetto per un ordinato sviluppo della città". Dalla Procura, intanto, traspare soddisfazione per l’esito dell’udienza preliminare, che ha visto reggere l’impianto accusatorio, al di là del non luogo a procedere per l’abuso d’ufficio perché il reato è stato abrogato. Secondo la ricostruzione dei pm l’intervento edilizio per costruire la Torre Milano, edificio residenziale di 24 piani completato nel 2023, è stato "qualificato come ristrutturazione edilizia, con totale demolizione e ricostruzione e recupero integrale della superficie lorda di pavimento preesistente", anziché "nuova costruzione" e quindi con regole sulle volumetrie diverse. In base alle imputazioni, inoltre, i due ex dirigenti comunali, con una "determina dirigenziale" del 2018 che non tenne conto appunto che si trattava di un edificio di "nuova costruzione", avrebbero procurato un "ingiusto vantaggio economico" agli imprenditori-costruttori, come è emerso dalle indagini della Gdf.
"Non siamo contrari allo sviluppo del territorio – spiega il segretario generale della Uil Lombardia Enrico Vizza – ma questo deve essere regolamentato attraverso gli strumenti urbanistici. Le Indagini della Procura di Milano dimostrano che non c’è stata attenzione allo sviluppo sostenibile del territorio, ma si sono bypassate le norme urbanistiche vigenti. E se parliamo di salva Milano ribadiamo le nostre critiche: è una sanatoria gratuita, un provvedimento che cancellerà il ruolo dei Comuni nella gestione urbanistica delle città".
Andrea Gianni