
di Roberta Rampini
La più piccola è lunga 5 centimetri, la più grande 4 metri. Sono quasi tutte in stagno e acciaio. Ben 1800 sistemate su un lungo tavolo in Penitenzieria, o appoggiate al muro in attesa della pulitura e sistemazione delle parti ammalorate. La manticeria e le canne dell’Organo Espressivo (quello di destra), sono state invece soffiate, pulite e lavate. Procedono secondo il cronoprogramma i lavori di restauro degli organi del Santuario della Madonna Addolorata di Rho. Concluso il restauro delle parti lignee da parte della ditta Massimo Ferrari Trecate ora sui ponteggi e in Penitenzieria ci sono gli "organari" della Colzani Organi di Bulgarograsso (Como) che da qualche giorno lavorano sullo "strumento" vero e proprio. Un’operazione complessa e delicata che richiede professionalità e passione. Ieri siamo andati a vedere come lavorano.
"L’organo era arrivato ad un deterioramento tale che ne pregiudicava la funzionalità, da qui la necessità di intervenire", spiega Ilac Colzani che, insieme a Ettore Bastici (ex Tamburini di Crema), si occupa dei lavori di pulizia e sostituzione delle parti ammalorate per ridare voce all’organo. Il lavoro di smontaggio e catalogazione iniziato a luglio ha consentito agli organari di capire lo stato di conservazione anche delle parti interne: "Ogni canna ci racconta qualcosa, ci dice in che anno è stata realizzata, aspetto interessate per ricostruire la storia dell’organo - aggiunge Colzani -. In questo caso si tratta di uno strumento ricostruito negli anni Settanta, con qualche parte che risale alla fine dell’Ottocento". Completata la fase di pulizia è iniziata la fase di ristrutturazione, poi si procederà al ripristino del suono, canna per canna: "usiamo uno strumento che si chiama “cono di accordatura” ma che noi chiamiamo “pedrioeu” in dialetto comasco - aggiungono gli organari - colpi precisi e delicati per aprire o chiudere la canna a seconda del suono che vogliamo ottenere".