SIMONA BALLATORE
Cronaca

Marina Brambilla, il filo rosso che lega Iulm e Statale: “I consigli ai ragazzi di oggi? Cogliere ogni opportunità e seguire anche le passioni”

La futura – da ottobre – rettrice della più grande università milanese si laureò con 110 e lodi nell’ateneo dedicato alle lingue e alla comunicazione: “Amo creare servizi che prima non c’erano. Il primo atto del mio mandato? Dedicato ai ricercatori”

Marina Marzia Brambilla, rettrice dell'università Statale

Marina Brambilla, 50 anni, germanista, dal primo ottobre alla guida della Statale

Milano, 20 settembre – I primi passi da studentessa di Lingue all’università Iulm, quando il campus in via Bo ancora non esisteva. Il primo lavoro come interprete e traduttrice, poi il richiamo della ricerca, la carriera accademica, fino alla carica che ricoprirà da ottobre quando diventerà ufficialmente la prima rettrice della Statale di Milano. “Sono sempre proiettata verso il futuro e nuovi progetti, non sono abituata a guardare troppo al passato”, confessa Marina Brambilla. Ma quel premio appena ricevuto dalla “sua“ Iulm come “Alumna dell’anno” è “un’occasione per riannodare i fili: anche la mia esperienza da studentessa, in fondo, mi servirà nel nuovo incarico”.

Ripartiamo da qui.

“Iulm era in piazza dei Volontari, in pieno centro ed era un ateneo più piccolo rispetto a oggi. Hanno inaugurato il primo edificio del nuovo campus quando frequentavo il secondo anno: l’ho visto crescere, un po’ come vedremo crescere la Statale a Mind. Tornare e attraversare quei luoghi mi ha emozionato e fatto riflettere su come le università abbiano cambiato - e stiano ancora cambiando - la geografia di Milano. E su come l’esperienza legata a luoghi e spazi - al di là delle modalità didattiche che cambiano - resta dentro, forte”.

Marina studentessa cosa consiglierebbe ai ragazzi di oggi?

“Di cogliere tutte le opportunità. E di scegliere un corso di studi guardando agli sbocchi professionali, ma non solo: io ho scelto Lingue e Letterature straniere per passione, per la voglia di conoscere altre civiltà e culture. Un desiderio che è rimasto e che mi invoglia a pensare ora a un’università sempre più internazionale. Da studentessa ho colto subito le opportunità, come l’Erasmus a Innsbruck”.

L’esame più duro?

“Me lo sono lasciato alla fine: Filologia tedesca. Ma per prepararlo al meglio: sapevo che il professore era molto esigente. Ho sempre amato studiare, ho scelto bene gli esami: è importante trovare un percorso che appassioni. Mi sono laureata con una tesi su Siegfried Lenz”.

Centodieci e lode?

“Sì. Subito dopo la laurea ho cominciato a lavorare come interprete e traduttrice. Un’altra esperienza che mi è servita molto, anche nella creazione di servizi per gli studenti alla Statale, come il Centro linguistico. Mi attirava la ricerca, ho cercato di cogliere anche quell’opportunità, vincendo una borsa di dottorato a Pavia e trascorrendo poi due anni in Germania”.

La prima volta dall’altra parte del campo, in cattedra?

“Alla Iulm, sono stata docente a contratto per quattro anni. Mi piace molto anche l’aspetto pedagogico dell’insegnamento. Nel 2003 ho vinto il concorso come ricercatrice in Mediazione linguistica alla Statale, che mi ha accolto e fatto crescere. La facoltà era appena nata”.

E poi è “esplosa”...

“Sì, ricordo le lezioni con 200 persone davanti, non facilissime. C’è stata una razionalizzazione necessaria, è servita. Ho insegnato anche a Scienze politiche e in Relazioni internazionali, mi sono sempre messa in gioco”.

Il momento più difficile nella sua carriera accademica?

“Da donna penso al periodo della maternità, alla conciliazione tra lavoro e famiglia, continuando a fare ricerca. E su questo stiamo cercando di dare segnali, implementando gli strumenti che possano aiutare le giovani ricercatrici. Più in generale, penso al rimettersi in discussione dopo i concorsi. Mi sono abilitata presto, ma non subito, sono passata ovviamente da sconfitte. Ma ho imparato anche dal primissimo bando perso a essere più precisa, a prepararmi per il successivo, a rimboccarmi le maniche”.

Da 12 anni è nella macchina più organizzativa della Statale.

“Uno degli aspetti che amo di più: creare servizi che prima non c’erano, come il Centro linguistico, lo sportello fragilità, l’osservatorio anti-violenze; occuparmi di diritto allo studio e residenze da quando è diventata una nostra competenza, con tutte le difficoltà del caso. E adesso c’è Mind da avviare: mi piace avere questa prospettiva”.

Tra pochi giorni sarete cinque rettrici, al vertice di otto atenei milanesi. Michelle Ryan, teorica della ’scogliera di cristallo’, ha appena ricordato alla Cattolica come spesso le donne vengano scelte nei periodi più critici, sfidanti, precari. Sarà così?

“Con le colleghe ci siamo già incontrate, abbiamo anche una vicinanza anagrafica ed entrare in ruolo nell’arco di poche settimane una dall’altra ci permetterà di condividere esperienze e guardare insieme ai prossimi sei anni, che saranno sfidanti sì. C’è anche questa bellissima coincidenza: io sono laureata Iulm e sarò rettrice della Statale, Valentina Garavaglia, che è stata studentessa e docente alla Statale, dal primo novembre sarà rettrice alla Iulm. Un bel chiasmo. Tutte siamo state scelte per competenze ed eravamo già nella governance da anni: sono certa che lavoreremo bene insieme ai colleghi. Milano sta dando un segnale: è una città che sa essere all’avanguardia”.

Cosa c’è sull’agenda per il primo giorno da rettrice?

“È già un’agenda bella ricca. Ma la prima azione sarà dedicata ai ricercatori, per dare concretezza. E a metà ottobre presenterò pubblicamente la squadra”.