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Milano - Aveva 15 anni quando si è ritrovata vittima di "revenge porn": il suo corpo nudo in atteggiamenti intimi, filmato e poi diffuso online a sua insaputa. Dalia Aly oggi ha 20 anni, studia Fashion design al Politecnico di Milano, recita e porta avanti una missione importante: combattere il reato della cosiddetta "vendetta porno", la condivisione pubblica di immagini o video sessualmente espliciti senza il consenso dei protagonisti. Non sempre con finalità di vendetta. E ha creato un Podcast, "Fai la signorina", per affrontare argomenti come questo e non solo.
Come è iniziata la storia? "Avevo 15 anni e vivevo a Cosenza, la città in cui sono nata. Un giorno mi ha contattata un ragazzo su Instagram: aveva 18 anni e mi sembrava il principe azzurro, romantico, dolce e affettuoso. Io mi fidavo. Nel nostro unico rapporto sessuale ci siamo filmati, di sua iniziativa, con il suo cellulare. Lui poi ha inviato il video in un gruppo ristretto di suoi amici, senza che io lo sapessi. Nel mio caso quindi non è stata una ‘vendetta’ per esserci lasciati. Tra l’altro, lui dopo è proprio sparito. E mi sono resa conto della sua cattiveria e della premeditazione".
Quando ha saputo che il video era stato diffuso? "A maggio del 2017. Avevo 16 anni, mi sono molto spaventata e speravo che quelle immagini sarebbero rimaste in una cerchia ristretta. Invece purtroppo il video è diventato virale a novembre del 2018. Mi ero candidata come rappresentante d’istituto e il mio avversario ha raccontato di quel filmato per screditarmi. A gennaio del 2019 è stato caricato su un gruppo Telegram con 77mila iscritti. A scuola sono stata vittima di bullismo e bersaglio continuo di frecciatine velenose".
Per esempio? "Durante l’ora di italiano alcuni compagni hanno fatto domande alla professoressa: ‘Con quante visualizzazioni un video diventa virale? 77mila sono abbastanza?’. Ho raccontato la situazione all’insegnante. Lei è stata l’unica tra i professori a offrirmi sostegno. Anche i miei genitori mi hanno supportata, dopo l’iniziale choc. Mentre in direzione ho trovato solo astio e bigottismo. Mi è stato persino detto ‘cosa penserebbe tua nonna se ti vedesse?’. La nonna morta prima che io nascessi, di cui porto il nome. Per me è ancora una ferita aperta. Certi adulti mi hanno detto ‘se ti fai riprendere poi devi aspettartelo’, ‘voi giovani non capite il pericolo dei social’. Ma perché si dà la colpa ai social e non alle persone che li usano per fare del male? Io sono stata stuprata virtualmente più di 77mila volte".
Il video è stato rimosso dal web? "Non so se circoli ancora. Ma il percorso legale va avanti: ho denunciato (contro ignoti) la diffusione online il 14 dicembre 2018, supportata da un centro antiviolenza di Cosenza. Allora il revenge porn non era ancora reato in Italia: lo è dal 9 agosto del 2019 (con l’articolo 612 ter del codice penale, ndr). Non esisteva neppure il Codice rosso (la legge 19 luglio 2019, numero 69), che tutela donne e soggetti deboli che subiscono violenze".
Nel suo Podcast ha raccontato la sua esperienza? "Sì. Perché voglio cambiare la narrazione che viene fatta della condivisione non consensuale. Vittime sono arrivate al suicidio, perché si autocolpevolizzano e la società non aiuta. Tante non riescono neppure a denunciare, perché il ‘momento buono’ non arriva mai, e non se la sentono di raccontare. A loro dico: prima ancora di considerare la denuncia, pensate che ci sono tante strade, tante reti a cui rivolgersi, non solo di sorellanza a stampo femminista. Io stessa sono a disposizione".
Come vedere le puntate? "Le puntate di ‘Fai la signorina’ sono caricate su Spotify e Anchor, oltre che sulla pagina Instagram _daliaaly_. Tratterò ancora di condivisione non consensuale e di molto altro, come cat calling, igiene mestruale e moda sostenibile, con ospiti competenti".