RUBEN
Cronaca

Revenge porn un reato sottovalutato

Ruben

Razzante*

Nonostante l’entrata in vigore, tre anni fa, della legge “Codice rosso”, la condivisione non consensuale di materiale intimo in Rete, comunemente conosciuta come revenge porn (pornovendetta), non è considerata alla stregua di altri reati. Almeno una vittima su tre che scopre il fatto attraverso messaggi privati, chat o forum on-line tende a considerarlo un reato minore e a credere che sia difficile da denunciare e da punire. In Italia sono circa 2 milioni le vittime di diffusione non consensuale di materiale intimo, mentre più del doppio delle persone conoscono qualcuno che ne è stato vittima. È quanto emerge da uno studio condotto nei mesi scorsi da The Fool, società di web reputation, su incarico dell’associazione no profit “Permesso negato”, che assiste le vittime di revenge porn. In Italia una persona su sei ha prodotto questo tipo di contenuti almeno una volta, e la metà ha ammesso di averli anche condivisi. A farne le spese sono per il 70% dei casi donne eterosessuali, con un’età media di 27 anni. Ciò che maggiormente le differenzia dagli uomini vittime di questo reato è il modo in cui vengono a conoscenza della diffusione del contenuto: per le prime la scoperta avviene spesso in autonomia o a seguito della segnalazione da parte di conoscenti o sconosciuti; per gli uomini è più frequente essere direttamente taggati nella foto, avvisati dal partner, dai famigliari o dalle forze dell’ordine. In particolare, poi, le vittime donne cercano di convincere l’autore del reato a rimuovere il contenuto che le ritrae perché preferiscono evitare la denuncia, ritenendola spesso inefficace. Infine, solo il 13% di chi ha condiviso immagini o video intimi senza che la vittima ne fosse a conoscenza dichiara di aver sbagliato, mentre l’84% lo rifarebbe, sia perché lo considera divertente o non offensivo, sia perché si sente autorizzato a farlo anche non conoscendo la persona ritratta.

* Docente di Diritto

dell’informazioneall’Università Cattolica

di Milano