ROBERTA RAMPINI
Cronaca

Ultimo pranzo indigesto per i ristoratori del Rhodense: "Vanificati tutti i nostri sforzi"

La rabbia degli imprenditori costretti ad abbassare ancora le saracinesche: "Abbiamo speso tanto per rispettare i protocolli, chi decide non conosce questo settore"

A destra, Fabrizio Paltrinieri e Simona De Santis

Rho (Milano), 5 novembre 2020 - «Io non sono un negazionista , il virus esiste e ci sono ancora tantissimi contagi, se le chiusure sono necessarie faremo questo ulteriore sacrificio. Contesto l’incapacità di programmazione, le decisioni prese da un giorno all’altro, che cambiano la settimana dopo". È lo sfogo di Manuel Vatalaro, proprietario del bar OlDì di via Madonna, angolo via Dei Martiri di Rho. Martedì 27 ottobre ha finito i lavori di costruzione di un dehor davanti per garantire ai clienti il distanziamento sociale imposto dalle norme anti Covid. Un intervento costato diverse migliaia di euro. Prima ancora aveva ridotto i tavolini. Da domani dovrà abbassare la saracinesca almeno fino al 3 dicembre.

"Quando abbiamo riaperto dopo il lockdown di marzo abbiamo rispettato tutte le misure, ci siamo attrezzati per ripartire a andare avanti. Risultato? Stamattina ci siamo svegliati e abbiamo scoperto che è stato tutto vano". In poche settimane si è passati dall’obbligo di chiudere alle 23, poi alle 18 e infine alla chiusura totale, con la frustrazione di dover dire ai propri dipendenti, "da domani mattina state a casa". "Tre anni anni fa quando abbiamo preso questo ristorante è stata una scommessa, con il tempo ci siamo fatti conoscere per la qualità dei piatti e siamo riusciti ad avere una buona clientela. Ora sono bastati pochi mesi per distruggere tutto - raccontano Fabrizio Paltrinieri e Simona De Santis, del ristorante Mezzolitro di via Pomè - di sicuro quest’anno chiuderò il bilancio con un calo del fatturato del 60%. Oltre a incassare di meno ho fatto anche investimenti per garantire il distanziamento. I miei quattro dipendenti, invece, hanno ricevuto dall’Inps la cassa integrazione del mese di giugno alla fine di ottobre". Il ristoratore ha introdotto il delivery modificando la proposta culinaria, "i miei piatti non erano adatti per la consegna a domicilio, ma ci siamo re-inventati, oggettivamente più di così non possiamo fare".

Aperta alla fine di febbraio, una settimana prima del lockdown di marzo, la Caffetteria Sempione di Pogliano, punta il dito contro l’ultimo Dpcm e il Decreto Ristori che ha dimenticato le nuove attività. "Non devono dare la colpa al nostro settore se sono aumentati i contagi - spiega Alessio Pianta, responsabile del bar - e non possono prendere queste decisioni da un giorno all’altro perché tutti abbiamo un magazzino di merce fresca pagata, dipendenti e costi fissi".

In piazza Vittorio Emanuele a Lainate nell’osteria, pizzeria e bar San Bernardino si respira un clima mesto, proprio da “ultimo pranzo“, "da oggi al domani devo chiudere - dichiara il titolare Alessandro Lombardo - farò lavorare solo il pizzaiolo e un cuoco per il delivery, gli altri dipendenti dovranno stare a casa. Sarebbe utile che al tavolo del Governo ci fossero dei rappresentanti del settore che sanno come funziona un ristorante, così per esempio saprebbero che abbiamo tutti celle frigorifero con merce deperibile. Gli indennizzi promessi? Non li ha ancora visti nessuno".