RiccardiIl Natale è alle porte. La ricorrenza nata religiosa, per la nascita di Gesù, ha ora un significato più laico. Festeggiata da agnostici e credenti di altre fedi. È la festa delle luminarie, degli alberi addobbati, dei presepi e del consumismo regalistico. Tutti vogliono ricevere o offrire un pensiero, anche piccolo e di poca spesa, perché così vuole la tradizione. La tradizione che resiste alla convulsa mutuazione del tempo e che tutto trasforma. Le nuove generazioni nulla spartiscono con le precedenti che non capiscono i nuovi atteggiamenti giovanili. Ma la tradizione di Natale resiste in un laicismo multiforme, in una visione paganeggiante.
Il Cristianesimo, soprattutto nel mondo occidentale ha introdotto nuovi valori, diversi ma anche presenti già in quello pagano. Tanto è che i pilastri fondanti dell’Occidente si richiamano al credo greco, giudaico e cristiano. L’Occidente si dice sia in crisi. Avanzano società, soprattutto asiatiche, con le loro civiltà fiorenti nei millenni passati. Ma per molto tempo in sonno. È dall’Occidente, verso il quale si registra tanto odio, che nel passato e ancora più oggi partono “beni” di variegata natura indispensabili per la salute, in senso generale, dell’umanità. La leadership americana in ritirata, quella europea inesistente nella sua fragile disunità. La comunicazione negativa è stimolata non tanto dall’esterno ma soprattutto all’interno. Tutto è da disprezzare. Perché? Nell’altra parte del mondo resistono valori che, anche se esecrabili, hanno vivacità contagiose. È credibile l’Occidente in crisi con la maggioranza dei giovani agnostici per un futuro incognito e portatore di regresso? Nella gioia del Natale, nel godimento consumistico anche del superfluo, perché non ricordare la grandezza dei valori della tradizione Occidentale? Vivente e non defunta a prescindere. Messa in pericolo da una perniciosa disunione occidentale.