Milano – Una “consegna in ritardo”. L’ordine annullato. Il cibo che finisce a terra. L’aggressione. A denunciarlo è un rider che stando al suo racconto si è trovato faccia a faccia con una donna, una cliente che non ha esitato a spintonarlo e poi a rompergli il telefono quando il fattorino ha provato a filmare quello che stava succedendo. A segnalarlo è “Deliverance Milano“, sindacato informale dei rider. “Oltre al danno la beffa”, spiegano gli attivisti, “perché la società per cui quest’uomo lavora, Glovo, ha poi lamentato la mancata consegna e ha addebitato al corriere l’importo totale del pasto a domicilio: una vergogna”. Sedici euro. Una cifra che pesa per un lavoratore straniero – in questo caso un uomo pakistano di 35 anni – che si guadagna da vivere “a cottimo“. “Ma la questione è soprattutto di principio”, evidenzia Angelo Junior Avelli, di Deliverance. Il rider ha sporto denuncia ai carabinieri. E ieri Deliverance ha diffuso l’accaduto con un post sui social riportando anche la schermata con il messaggio ricevuto dall’uomo, con la comunicazione dell’addebitamento del costo dell’ordine cancellato.
Il fatto risale allo scorso 8 gennaio. Stando a quanto riportato nella denuncia, il fattorino stava andando a consegnare un ordine in via Marco Ulpio Traiano, in zona Portello, quando si è trovato in difficoltà non riuscendo a trovare la persona che aveva richiesto e pagato il cibo. Dopo vari tentativi, in cui ha citofonato a un altro alloggio indicatogli, il rider ha contattato la società. L’ordine è stato quindi annullato e lui avrebbe dovuto riportare il cibo nel luogo in cui lo aveva prelevato. Ma a quel punto la cliente si sarebbe presentata lamentandosi del servizio e provando a prendere la busta con il cibo che il rider aveva in mano. Da lì il tira e molla, “mi ha spinto per due o tre volte facendomi cadere il telefono di mano”, ha raccontato il diretto interessato, che ha denunciato la donna “perché mi ha messo le mani addosso e mi ha rotto lo schermo del telefono, da 200 euro”. Uno strumento di lavoro. “Il rider – sottolinea “Deliverance Milano“ – ha contattato la società per denunciare l’accaduto ma Glovo ha lamentato la mancata consegna e gli ha addebitato i costi. Stiamo valutando i prossimi passi con il lavoratore, che è andato poi a sporgere querela. Stiamo valutando i prossimi passi. Nessuno può permettersi di toccare più i rider. Nel fine settimana, nel frattempo, i corrieri hanno incrociato le braccia a Prato e a Firenze, dopo l’incidente mortale di Muhammad, il rider invisibile che affittava l’account da un caporale”.
Sì, perché secondo quanto emerso nei giorni scorsi Muhammad Ashfaq, il quarantaquattrenne pakistano vittima di un incidente stradale a Milano lo scorso 30 dicembre, aveva un account Glovo ma, in base alle informazioni chieste dai sindacati alla piattaforma spagnola del delivery, da tempo non si connetteva più. L’ipotesi, che circola tra gli altri rider, è quella che stesse lavorando con l’account di un’altra persona quando è avvenuto l’incidente stradale in zona Porta Romana.