REDAZIONE MILANO

Rider, facchini e maschere. Cinque anni di indagini: "Così bonifichiamo le ditte"

Stipendio aumentato per 70mila. Il prefetto: 9 imprese fuori dalla white list. Legacoop e la Cgil: alleanza di sistema contro le gare al massimo ribasso.

Manifestazione dei rider in piazza Duomo per chiedere condizioni di lavoro dignitose

Manifestazione dei rider in piazza Duomo per chiedere condizioni di lavoro dignitose

La procuratrice aggiunta Alessandra Dolci, a capo della Direzione distrettuale antimafia di Milano, guarda al "risultato positivo" dopo anni di inchieste su caporalato, sfruttamento del lavoro e in alcuni casi infiltrazioni dei clan nelle attività produttive. Non solo in termini di denaro recuperato e lavoratori stabilizzati, ma anche "dal punto di vista simbolico". Un intervento che, anche attraverso le misure di prevenzione dell’amministrazione giudiziaria disposte dal Tribunale di Milano, ha consentito di “bonificare“ situazioni di irregolarità, portando un tesoretto nelle casse dello Stato: un totale di oltre mezzo miliardo di euro come risarcimenti incassati dall’erario. Poi ci sono circa 14mila lavoratori assunti e usciti da una situazione di sfruttamento, 70mila che hanno beneficiato di un aumento dello stipendio. Sono 15 le imprese che hanno versato il dovuto al fisco: oltre 35 milioni sono arrivati da Dhl, 38 milioni da Gls, 146 milioni da Brt, oltre 86 milioni da Ups, solo per citare alcuni dei colossi coinvolti, grazie a una sinergia fra Procura e Tribunale. Sotto la lente anche le condizioni di lavoro dei rider e, ultimo caso, delle maschere in teatri.

La magistrata a capo dell’Antimafia milanese parla di una "normalizzazione delle devianza", di una "etica d’impresa distorta" dove "politiche che puntano a massimizzare il profitto si prestano ad alimentare fenomeni di caporalato". E così, nel caso di infiltrazioni mafiose negli appalti, "emerge che il peso della criminalità è considerato dall’impresa un costo sostenibile". Considerazioni espresse nel corso di un incontro nell’aula magna del Palazzo di giustizia organizzato dall’Ordine dei commercialisti e degli esperti contabili (Odcec) milanese presieduto da Marcella Caradonna, sul "caso logistica". Tra i relatori il presidente del Tribunale Fabio Roia, il prefetto Claudio Sgaraglia, la presidente della Sezione autonoma misure di prevenzione del Tribunale Paola Pendino.

Pendino parla di un "incremento delle proposte di applicazione della misura di prevenzione dell’amministrazione giudiziaria" nei confronti di aziende. Un lavoro che l’anno scorso ha messo sotto la lente, a partire dal caso Alviero Martini spa (l’amministrazione giudiziaria è stata revocata a ottobre), società controllate da colossi dell’alta moda come Manufactures Dior e Armani Operations. "In uno scenario negativo – spiega la magistrata – il dato positivo è che diverse società hanno dimostrato la capacità di sapersi risanare". Un percorso che passa anche attraverso i protocolli in Prefettura, che coinvolgono Procura, Tribunale, associazioni di categoria e sindacati. "Il nostro obiettivo è quello di portare a termine il protocollo sul settore della moda nel più breve tempo possibile – sottolinea il prefetto Sgaraglia – seguendo un modello inaugurato nel 2000 con il primo protocollo sui lavori edili".

L’anno scorso, inoltre, sono stati adottati dalla Prefettura 42 provvedimenti nei confronti di imprese per sospette infiltrazioni mafiose, tra cui 9 cancellazioni dalla white list "nei settori edilizia, ristorazione, servizi funebri e logistica". Ha sollecitato una "alleanza" Luca Stanzione, segretario generale della Cgil di Milano. "Un percorso che deve vederci impegnati tutti – sottolinea – nella costruzione di una alleanza per un intervento normativo affinché la logica del massimo ribasso e del subappalto sia interrotta. Gli ultimi provvedimenti del Governo vanno nella direzione opposta, favorendo zone d’ombra". Attilio Dadda, presidente di Legacoop Lombardia, associazione che riunisce circa 900 cooperative, spiega che "per fare passi avanti più significativi e diffusi serve una grande alleanza di sistema capace di determinare le condizioni di sostenibilità della filiera. Il tema centrale sia per la legalità che per il lavoro povero, di cui dobbiamo farci carico tutti a iniziare dalla committenza pubblica e privata, è avere gare d’appalto con base d’asta adeguate – conclude – con contratti collettivi di riferimento rappresentativi del settore e che escludano il massimo ribasso".

Andrea Gianni