Milano, 28 febbraio 2019 - «Sto un po' meglio, ho ripreso a nuotare e questo mi dà forza. Vorrei che il mio incidente servisse a migliorare la situazione di tutti i rider. I politici non fanno che parlare ma la strada verso condizioni di lavoro dignitose è ancora lunga». Francesco Iennaco, 29 anni, risponde al telefono da Torre Annunziata, la sua città. La sua vita è cambiata lo scorso 17 maggio a Milano quando, viaggiando in sella al suo scooter per consegnare pizze per Just Eat, è scivolato in via Montegani mentre passava un tram. Risultato: una gamba amputata dal ginocchio in giù.
Ha imparato a convivere con la protesi?
«Sì, ora va tutto bene. Ho avuto difficoltà all’inizio ma è tutta una questione di abitudine. Cerco di non pensare a quello che ho perso ma a ciò che ho ritrovato: la passione per il nuoto».
Sogna le Paralimpiadi?
«Sarebbe davvero il massimo poter partecipare. Mi sto allenando molto, gareggerò ai campionati assoluti primaverili a Bologna con l’Asd Nuotatori campani. In più mi sono avvicinato alla pallanuoto grazie a una squadra sperimentale curata da Enzo Allocca, che è il tecnico della nazionale di nuoto paralimpica. Il 16 e il 17 marzo disputeremo un’amichevole a Cuneo».
Martedì a Milano alcuni rider hanno protestato chiedendo a Di Maio diritti, garanzie e tutele. Che ne pensa?
«Ho saputo e non posso che essere vicino a questi ragazzi. Anche se dopo il mio incidente qualcosa è migliorato, per esempio sul fronte del lavoro a cottimo e in nero, i ritmi di lavoro sono estenuanti e le tutele sono pochissime».
Lei come era inquadrato?
«La mia condizione era migliore rispetto a quella di tanti altri: percepivo uno stipendio di 1.500 euro netti, lavoravo come delivery manager e consegnavo pasti solo al mattino e al primo pomeriggio. Così per due anni, mi trovavo bene».
È tornato a vivere a Torre Annunziata?
«Per adesso sì. A Milano torno ogni tanto, per sbrigare le pratiche relative all’infortunio e per la causa in corso. Sono scivolato perché c’erano delle buche in strada. Un mio amico, accorso dopo l’incidente, ha filmato gli addetti della manutenzione che le tappavano».
Da chi è arrivato il sostegno maggiore?
«Da mamma Maria Grazia, che si è precipitata a Milano subito per starmi vicino, da papà Tobia e da tutti gli amici. Prima ero molto abbattuto moralmente e sto ancora facendo dei colloqui con la psicologa. Ma avere vicino persone che scaldano il cuore fa la differenza. A tutti quelli che soffrono per problemi di salute o altro dico di non abbattersi, di andare sempre avanti, di fare ciò in cui credono. Sembra una banalità ma non è così: tanti non si rendono conto di ciò che davvero vogliono. L’incidente mi ha fatto riscoprire la passione per il nuoto, che praticavo da adolescente e nei 6 anni in cui ho fatto parte della Marina, prima di trasferirmi a Milano. Ora sto lottando per un obiettivo. E poi spero sempre di trovare l’amore».
Tornerà a Milano?
«Forse. Ci sono strutture sportive all’avanguardia».
E a fare il rider?
«Penso proprio di no. Ma sul motorino ci salirò ancora. E se un domani dovessi avere figli, non impedirei loro di farlo».