Milano, 1 giugno 2019 - "Se la precarietà uccide, noi uccidiamo la precarietà". E' questo lo slogan scandito durante le mobilitazione in diverse città europee e italiane per i tre incidenti mortali che hanno coinvolto, nell'ultima settimana tre rider di Deliveroo, Glovo e Ubereats. Ma la protesta continua. La scorsa notte sono comparse scritte come 'GlovoMata', 'Nonsimuoreperunpanino' e Assassini' di fronte alla sede centrale di Glovo in Viale Monza, quartiere generale della società spagnola a Milano. Davanti agli uffici anche una tomba con un cassone a lanterna che bruciava nel fuoco. "A memoria del fatto che i colpevoli devono pagare e che il silenzio delle multinazionali può essere spezzato soltanto dalla lotta e dal coraggio di tutti quei lavoratori che hanno sete di giustizia e verità", si legge sulla pagina Facebook di Deliverance Milano, rete che difende e i diritti dei fattorini in bici, da tempo mobilitati per la difesa dei propri diritti.
"Vogliamo che le società pongano fine a questo eccidio che negli ultimi 3 anni e mezzo ha coinvolto decine di lavoratori morti mentre erano in consegna durante il turno, lasciando le loro famiglie e i loro cari senza alcuna spiegazione, senza assumersi mai nessuna responsabilità", sottolineano i rider-attivisti che nei giorni scorsi hanno proclamato lo stato di agitazione per chiedere un salario minimo per le prestazioni fornite. "A chi se la prende con noi fattorini perché qualcuno sarebbe reo di non rispettare il codice stradale - proseguono i rider - diciamo provate voi a stare sotto il ricatto della precarietà e delle statistiche dell'algoritmo senza garanzie e nessuna tutela, con il sistema digitale della piattaforma che fa il cattivo e il brutto tempo nella vostra vita, senza nessuna possibilità di intervenire o di comunicare con qualcuno che non vi rimbalzi dietro ad uno muro di gomma e di omertà criminale. Lo abbiamo scritto e lo ribadiamo da mesi che il tempo delle attese per noi è finito. Siamo stufi di contare i nostri morti: quando toccano uno, toccano tutti! Poteva esserci uno di noi su quell'asfalto sporco di sangue".