
di Barbara Calderola
L’impianto riconosce, separa e avvia al recupero i rifiuti in arrivo da 1,2 milioni di lombardi, il grosso, il 72%, dalla Brianza e dall’hinterland milanese. Ieri il taglio del nastro a Verderio delle linee high-tech che trasformano il riciclo in 4.0 e che porta la firma di Seruso, partecipata pubblica di Silea (64,44%), Cem Ambiente (24,24%), gestore della raccolta e dello smaltimento sul territorio, e Brianza Energia Ambiente (11,32%). Un salto in avanti nel recupero grazie al revamping, l’aggiornamento, della vecchia struttura, costato 11 milioni 200 mila euro e 6 mesi di lavori necessari per aumentare la capienza delle linee a 55mila tonnellate di plastica l’anno trattata.
Il gioiello di tecnologia divide in automatico pvc, alluminio, acciaio, tetrapak inviandoli a più di 100 nastri trasportatori lunghi 1,4 chilometri. Funziona grazie a 15 separatori ottici di precisione che smistano 13 tonnellate di pattumiera l’ora. Un’eccellenza nel riciclo di imballaggi, bottiglie, contenitori, flaconi che vengono individuati in base al polimero di cui sono composti e anche al loro colore, così vengono differenziate fino a 16 plastiche diverse (rispetto alle 9 del passato). Un ulteriore primato per Verderio che già nel 2016 si era distinto per il progetto pilota - primo in Italia - di recupero delle capsule del caffè in alluminio, grazie alla collaborazione con Cial e Nespresso. "Oggi si apre un nuovo capitolo per l’economia circolare del territorio: con questo nuovo impianto rendiamo ancora più sostenibili, sia dal punto di vista ambientale che economico, gli sforzi dei cittadini sulla differenziata", dice Massimiliano Vivenzio, presidente di Seruso.
"La nostra società ha puntato molto sulla riqualificazione del polo industriale - sottolinea Alberto Fulgione, alla guida di Cem - in questa operazione c’è un valore culturale fondamentale: ora più di prima possiamo dire a famiglie e aziende di continuare a separare i rifiuti e che il loro impegno è indispensabile per alimentare un ciclo sempre più virtuoso che fa bene alla natura e alle casse dei nostri Comuni e del Paese". "L’impianto è a tutti gli effetti una grande opera pubblica per il territorio - dice Francesca Rota, presidente di Silea - sono questi gli investimenti di cui l’Italia ha bisogno per puntare sulla sostenibilità".