REDAZIONE MILANO

"Riforma a rischio, basta attese"

Ai lavoratori dello spettacolo non servono "soldi lanciati dall’alto", ma "misure di lungo respiro che facciano emergere il sommerso e siano autosostenibili una volta a regime". L’attore milanese Marco Cacciola, rappresentante Arte e mestieri della Slc-Cgil Milano, si è fatto portavoce delle richieste di un settore che sta affrontando la difficile ripresa dopo il terremoto innescato dalla pandemia. La "pressione anche politica" è per la riforma della legge di riforma dello spettacolo attesa da oltre trent’anni. La Cgil della Lombardia ha messo ieri attorno a un tavolo alla Camera del lavoro di Milano politici in prima linea nella partita, come l’ex ministro del Lavoro Nunzia Catalfo, il relatore commissione congiunta cultura e lavoro al Senato Roberto Rampi, il vicepresidente commissione Cultura alla Camera Nicola Fratoianni e il componente del Consiglio superiore dello spettacolo Antonio Taormina.

Sul tavolo c’è il disegno di legge delega sullo spettacolo, ma il nodo da sciogliere è quello del reddito di discontinuità per garantire un introito fra un ingaggio e l’altro. "Per introdurlo a pieno regime servirebbero, secondo le stime, 210 milioni di euro", ha spiegato Catalfo. Soldi che, nella legge di bilancio, non ci sono. Per questo gli emendamenti sono stati messi in stand by. Lo scorso primo marzo c’è stato un contro con i ministri coinvolti nella partita (Franco, Orlando e Franceschini), che ha lasciato aperto uno spiraglio. "Per il 2022 non ci sono le risorse sufficienti per finanziarla in maniera strutturale – ha riferito Catalfo – e la possibilità è la prossima legge di bilancio". Ma la vera incognita è il tempo, perché tra un anno scadrà la legislatura e un nuovo Governo potrebbe mettere lo spettacolo in fondo alla lista delle priorità.

Andrea Gianni