Riforma della riforma della sanità lombarda, giorno d’aula 1: sul piatto 1.983 emendamenti, di cui 1.543 dei 5 Stelle , 310 del Pd, 70 di Azione, 16 di + Europa, 25 dell’espulso dai grillini Luigi Piccirillo e 19 della maggioranza (sei della Lega, 3 di Forza Italia e 10 di FdI), più 6.862 ordini del giorno alle 10 di ieri mattina, e per questi ultimi il conto non è ancora definitivo perché c’è tempo per presentare Odg e subemendamenti fino alle 14.30 di oggi pomeriggio.
Una maratona, calendarizzata nell’aula del Pirellone ogni giorno feriale utile dalle 10 alle 18, ma con possibilità di allungarsi a mezzanotte, da qui al 26 novembre; potenzialmente, i soli consiglieri dei 5 Stelle potrebbero parlare per circa 300 ore e per 80 quelli del Pd, grazie al jolly sul contingentamento dei tempi giocato proprio dai dem, ed è così che le opposizioni intendono portare nell’aula quella discussione che denunciano sia stata loro negata in Commissione Sanità.
L’hanno rivendicato anche ieri mattina, con un presidio davanti al Pirellone prima dell’inizio dei lavori: "Vogliamo far sapere ai lombardi che in questi mesi si è ragionato della nuova sanità sulle loro teste, senza minimamente coinvolgerli - spiega il capogruppo del Pd Fabio Pizzul -. Noi tenteremo di inserire nel testo almeno tre elementi: deve essere garantita una sanità per tutti, universale, forte sul territorio, e con un miglior equilibrio tra pubblico e privato".
La seduta è partita dalle quattro pregiudiziali illustrate dal consigliere grillino Marco Fumagalli, tutte respinte (alle opposizioni anche su queste è stata negato il voto segreto), ed è durata le preventivate sette ore, con la vicepresidente della Regione con delega al Welfare Letizia Moratti ad ascoltare gli interventi dei consiglieri d’opposizione, che hanno criticato in particolare il concetto di "equivalenza" tra strutture pubbliche e private accreditate. Samuele Astuti, capodelegazione dem in Commissione Sanità, ha investito una parte del suo primo blocco di minuti per raccontare la storia raccolta da un cittadino della Valceresio, che "ha atteso un anno per essere operato, mentre da due anni attende una Tac coronarica che, però, se paga 400 euro può fare in 15 giorni. Questa riforma non prova nemmeno ad affrontare il problema delle liste d’attesa, perché non prevede il governo del sistema di offerta". Il radicale Michele Usuelli ha sottolineato che "l’errore più grave della riforma Maroni, che questa non sana, è dare la gestione del polo ospedaliero e del polo territoriale allo stesso direttore dell’Asst, quando il primo vale molti più soldi".
Il presidente leghista della Commissione Sanità Emanuele Monti, nella sua relazione sul progetto di legge, ha respinto al mittente le accuse delle opposizioni: "Abbiamo accolto 17 emendamenti della minoranza, spiace che non abbia portato un progetto di legge abbinato, a differenza del 2015". L’altra differenza con la riforma Maroni, secondo Monti, è che "è stata fatta senza risorse", mentre questa nasce con una dotazione "di due miliardi, metà finanziati dal Pnrr e metà dalla Regione". Oggi alle 10 si torna in aula.
Giulia Bonezzi