Milano - Serve una giustizia più veloce. Su questo sono d'accordo tutti, considerando anche che l'Italia è stata condannata già 1.202 volte per la violazione del principio della ragionevole durata del processo. Lo ha ribadito anche la ministra Marta Cartabia intervenendo al XXXIV Congresso Nazionale Forense. All'indomani della chiusura del Congresso, il presidente dell'Ordine degli avvocati di Milano, Vinicio Nardo, commenta - dal punto di vista meneghino - il lavori del summit e la posizione della ministra. "La Ministra Cartabia si rivela un politico di razza, sta imparando, a differenza dell’inizio del suo incarico, che gli avvocati sono parte essenziale della giurisdizione. E infatti ha riconosciuto i nostri problemi quotidiani, denunciandoli lei stessa. E con questo stile ha cercato di impostare una condivisione della Riforma della Giustizia che ovviamente ha luci e ombre e che il Congresso ha su alcuni punti chiesto giustamente di modificare, anche considerando che è stata fatta senza alcun coinvolgimento degli avvocati".
Il testo, su cui verrà posta la fiducia, approderà in Parlamento il 30 luglio. "Sulla Riforma della Giustizia ha fatto discutere l’esclusione delle rappresentanze dell’avvocatura dalle commissioni ministeriali, ma non credo sia questo il vero problema - continua Nardo - quanto, invece, la quotidiana rappresentazione retorica degli avvocati come soggetti interessati unicamente a 'mettersi di traverso', impedendo il trionfo della giustizia. Una narrazione macchiettistica ed illiberale, diretta a paralizzare la politica e riuscendoci.”
"Del resto anche noi abbiamo le nostre colpe e sarebbe diabolico sottacerlo. Ci siamo talvolta rifugiati in atteggiamenti vetero sindacali. Spesso abbiamo guardato indietro anziché avanti, apparendo così sintonizzati con le forze dello status quo. Così come non siamo esattamente un modello di unità, come dimostra anche la conclusione del Congresso con la contrapposizione tra le massime rappresentanze nazionali che ci rende più deboli di fronte ai cambiamenti che dobbiamo gestire e non subire. Oggi siamo in lenta e faticosa uscita dalla più grave crisi sanitaria ed economica del secolo. Il Pnrr deve essere per noi avvocati una piattaforma di rilancio, sia per le opportunità professionali che scaturiranno dal nuovo scenario di sviluppo economico e sociale, sia per il ruolo di responsabilità sociale che possiamo interpretare nel rilancio del Paese dando un contributo attivo e competente alle riforme che fanno parte integrante del Piano di Ripresa e Resilienza.