di Massimiliano Mingoia
"La riforma della sanità della Regione? Un’occasione persa". L’assessore comunale al Welfare e alla Sanità Lamberto Bertolè commenta con queste parole la nuova legge di Palazzo Lombardia. E poi anticipa che tra i luoghi indicati dal Comune per le nuove case di comunità c’è l’ex mercato comunale di Gorla e indica un obiettivo del suo assessorato: la creazione di senior housing per gli anziani.
Assessore Bertolè, che giudizio dà sulla riforma della sanità lombarda?
"Questa riforma avrebbe dovuto essere una risposta alle criticità e alle fragilità del sistema sanitario amplificate dalla pandemia. Ma credo che sia un’occasione persa, perché non mi sembra che riesca a rispondere ad alcuni dei nodi principali che sono emersi in questo periodo, in particolare sulla medicina di territorio, su cui la Lombardia ha un grosso ritardo. Grazie ai fondi del Pnrr si potranno fare dei passi avanti in questa direzione ma la riforma della Regione presenta dei punti non ancora chiariti sulle modalità di funzionamento delle case di comunità, il loro raccordo con i distretti e il potenziamento del personale per fornire servizi aggiuntivi. Il tema delle risorse umane riguarda anche i medici di medicina generale (i medici di base, ndr): ne andranno assunti di nuovi per non lasciare alcuni quartieri scoperti e conservare dei punti di riferimento per gli anziani. Ci sono anche due altre criticità".
Quali?
"I problemi relativi alle liste d’attesa e all’accesso improprio al pronto soccorso non mi sembrano ancora risolti. Il Comune vuole essere propositivo e collaborare nell’interesse dei cittadini".
L’assessore regionale al Welfare Letizia Moratti sostiene che la riforma dà un ruolo più rilevante ai sindaci e ai Comuni.
"È fondamentale che i sindaci siano coinvolti nella programmazione sanitaria e nell’individuazione delle priorità per le proprie città. Nelle prossime settimane verificheremo se così sarà, ad esempio sulla localizzazione delle case di comunità".
A Milano quante saranno le case e gli ospedali di comunità ?
"Le case di comunità saranno 24, gli ospedali di comunità 9. Nove delle 24 case di comunità saranno all’interno degli ospedali di comunità. Ma bisogna capire se ci saranno le risorse per realizzarle tutte. Non basteranno i fondi europei, serviranno risorse regionali aggiuntive. Inoltre un emendamento alla riforma ha previsto anche ambulatori socio-sanitari. Temo una farraginosa moltiplicazione delle strutture sanitarie".
Sempre a proposito di case e ospedali di comunità, sono state individuate le strutture da utilizzare?
"Lo definiremo nelle prossime settimane con l’Ats, l’obiettivo è individuarle tutte entro dicembre. Un progetto interessante si realizzerà nell’ex mercato comunale di Gorla, dove prevediamo che la casa di comunità tenga insieme la parte sanitaria e quella sociale. L’ipotesi è di trasferire in quella struttura il servizio sociale e territoriale del Comune. Non dev’essere solo una condivisione di spazi: vogliamo integrare i servizi sanitari e sociali".
La riforma modifica il rapporto pubblico-privato nella sanità lombarda o lo lascia invariato?
"Il rapporto con il privato può essere positivo se viene ristabilita la centralità del pubblico nella governance e nel controllo del sistema sanitario. La collaborazione con il privato deve vederlo coinvolto anche nelle prestazioni sanitarie non vantaggiose dal punto di vista economico. La concorrenza pubblico-privato può essere virtuosa, ma ad armi pari. Da questo punto di vista la riforma sanitaria non mi risulta preveda una svolta".
Cambiamo tema. A Milano aumenta il numero di anziani. Quali sono le priorità del Comune su questo fronte? Lei in qualche intervento ha parlato di "senior housing".
"Un sistema di welfare efficace deve alzare lo sguardo e interrogarsi su ciò che avverrà nei prossimi anni per dare risposte adeguate. Da questo punto di vista, vogliamo integrare e arricchire il nostro sistema di servizi a favore degli anziani, che non solo stanno aumentando perché si allunga la vita ma sono spesso più soli che in passato perché hanno meno figli che si possono occupare di loro o sono separati. Penso che sia necessario integrare il modello tradizionale delle Rsa con un differente approccio che punti a integrare gli anziani soli nella comunità con luoghi di abitazione aperti al territorio e capaci di sostenere l’invecchiamento attivo. Vogliamo studiare la soluzione più adeguata per raggiungere quest’obiettivo. Il senior housing potrebbe avere un mix di spazi comuni e spazi privati e forme di assistenza leggera. Luoghi in cui gli anziani possono mantenere una vita privata ma allo stesso tempo condividere spazi e momenti con altre persone, godendo di un’assistenza condivisa".
Nuove povertà. Strumenti e fondi sono sufficienti per aiutare i milanesi più fragili?
"I bisogni sociali e le persone in condizioni di povertà sono aumentati. Negli ultimi due anni abbiamo più che raddoppiato i fondi di sostegno al reddito: da 4 milioni a 9 milioni di euro, che vanno a persone che non possono percepire il reddito di cittadinanza. Lo sforzo del Comune è stato importante e raggiunge 4.500 famiglie".