di Giulia Bonezzi
Il colpo di scena è arrivato al tredicesimo giorno della maratona sulla riforma della riforma della sanità lombarda, iniziata più di due settimane fa al Pirellone con sedute allungate a mezzanotte questa settimana, l’aula convocata anche domani e il calendario esteso fino almeno a martedì, per consentire l’esame di quasi novemila tra emendamenti e ordini del giorno, in massima parte delle opposizioni che grazie al jolly giocato dal Pd hanno voluto prendersi quella discussione che ritengono sia stato loro negata. Un’accusa che non è certo caduta ieri, quando il presidente della Commissione Sanità Emanuele Monti ha depositato, sul ciglio della scadenza, un pacchetto di emendamenti e subemendamenti al progetto di legge che contiene, oltre a diversi aggiustamenti, alcune novità piuttosto macroscopiche. La più appariscente, in verità, è durata poche ore prima di essere ritirata dalla stessa maggioranza: prevedeva di cambiare il nome ai futuri Case della comunità e Ospedali di comunità previsti dal Pnrr (e finanziandi con i soldi che arriveranno dal Recovery Fund per potenziare la sanità territoriale lombarda), ribattezzandoli "Case sociosanitarie territoriali" e "Ospedali sociosanitari territoriali". Ma i nuovi acronimi Csst e Osst non vedranno nemmeno il voto: Monti in serata ha comunicato il ritiro dell’incriminato emendamento 2020, smentendo che il cambio di nome (come sostenevano le opposizioni) mettesse a rischio i fondi europei ma spiegando che "nel dialogo con Roma è emerso un problema: se ogni Regione adotta un nome differente rischiamo di averne venti diversi".
Addio dunque alle denominazioni longobarde, ma resta un altro emendamento, il 2004, che introduce, accanto a CdC e OdC (che in base al Pnrr devono essere rispettivamente 203 e 60 in Lombardia, e tutti pubblici), una nuova entità tutta lombarda, finanziata a parte con soldi regionali (ed eventualmente battezzare con una sigla diversa da "Asst", che già identifica le Aziende sociosanitarie territoriali nate con la riforma del 2015): gli "Ambulatori sociosanitari territoriali", da realizzare "attraverso la valorizzazione del patrimonio pubblico degli enti locali" e attrezzare col fondo sanitario "a beneficio" di medici e pediatri di base "riuniti in associazione, incluse le cooperative, prioritariamente destinati all’erogazione di prestazioni" per i malati cronici, "anche con l’obiettivo di contenere le liste di attesa", e la cui attività "deve essere coordinata con attività e servizi delle Case di comunità".
Secondo le opposizioni, anche questa è una delle "significative novità" introdotte in zona Cesarini nel progetto di legge, "senza alcun confronto. Un blitz irrispettoso di chi è in aula a discutere da oltre due settimane, segnalando questioni da correggere e approfondire nel testo". Alcuni consiglieri, in protesta, si sono uniti al presidio-marcia funebre di Medicina democratica davanti alla stazione.