Per far fronte alla carenza di organico nel settore della ristorazione servirebbero 10.420 figure professionali in più, solo nella Città metropolitana di Milano. Mancano cuochi e camerieri, ma anche banconieri di bar. Figure professionali che, però, non si trovano. In oltre il 60% dei casi i problemi riguardano il ridotto numero di candidati ma anche la carenza di competenze, che solleva il grande tema della formazione. Un quadro emerso dall’assemblea di Epam-Fipe Milano, l’associazione dei pubblici esercizi milanesi aderente a Confcommercio. "Quasi tutte le imprese – commenta Lino Stoppani, presidente Epam-Fipe Milano e Fipe nazionale – hanno incontrato difficoltà di reperimento del personale. Dobbiamo essere capaci di trasmettere con rinnovata passione alle nuove generazioni la bellezza di questo mestiere". A Milano e Città metropolitana lavorano nelle attività di pubblico esercizio quasi 90 mila persone: in netto calo rispetto al 2019 per i bar (-13,3%), le mense e il catering (-13,7%) ed in leggero calo (-0,6%) per i ristoranti. Cresce solo il personale per la fornitura di pasti preparati. Oltre l’80% dei dipendenti occupati svolge mansioni manuali-operative. Il contratto a tempo indeterminato è la tipologia più diffusa e riguarda, a Milano, il 76% degli occupati nel comparto dei pubblici esercizi.
Per quanto riguarda l’orario di lavoro, il 55% dei lavoratori è assunto part time, il 45% a tempo pieno. Gli occupati a tempo pieno sono cresciuti del 5,2% rispetto al 2019, mentre sono in netta decrescita i lavoratori part time (-12,6%). Molto importante la componente femminile: il 49%. I lavoratori stranieri, inoltre, sono il 32,7%. Quello nei pubblici esercizi a Milano e Città metropolitana è anche un lavoro giovane: oltre il 30% ha meno di 30 anni e il 56% meno di 40.
A.G.