MASSIMILIANO MINGOIA
Cronaca

Ristrutturazione di San Siro, l’attacco dell’architetto Federico Aldini: procedura poco trasparente. Che ruolo svolge il Comune?

Il presidente dell’Ordinei: non è chiaro come siano stati individuati i privati per il progetto .Il Meazza e due nuovi stadi tra città e hinterland? Meglio lavorare per un solo impianto dei due club

Lo stadio di San Siro visto dall'esterno

Milano, 27 giuggno 2024 - Federico Aldini, presidente dell’Ordine degli architetti di Milano, in una nota sembra che non vi convinca il metodo impostato dal Comune sulla ristrutturazione dello stadio di San Siro. È così?

"Non è che non ci convince, il fatto è che non è chiaro. Serve maggior trasparenza sulle procedure per l’affidamento degli incarichi agli attori in campo nella partita per il Meazza. Tra le domande che i nostri iscritti fanno a me, come presidente dell’Ordine degli architetti, e a cui non sono in grado di rispondere, è con quale criterio è stato scelto lo studio per il restyling di San Siro. Un Piano di fattibilità di cui, peraltro, si è parlato sui giornali, ma senza fornire dettagli. Abbiamo capito che questo progetto convince il sindaco Giuseppe Sala. Ma come sono stati individuati i professionisti che lo hanno preparato?".

Si riferisce a Webuild, la società di costruzione che ha partecipato all’incontro di venerdì scorso con sindaco e Milan e Inter? Si riferisce anche all’architetto Massimo Roj, indicato come progettista che collabora con Webuild?

"Guardi, noi non abbiamo capito qual è la sequenza delle scelte fatte, e tutto ciò ci dispiace. Roj, in ogni caso, lo conosciamo bene, aveva partecipato al concorso per il progetto che riguardava la realizzazione di un nuovo stadio nell’area di fianco all’attuale impianto a San Siro. È un architetto molto competente sul tema degli impianti sportivi. Ma negli articoli abbiamo letto che è stato coinvolto come consulente nella piano di fattibilità sulla ristrutturazione del Meazza".

Facciamo un passo avanti: se Milan e Inter fossero interessati a ristrutturare San Siro invece che a realizzare nuovi stadi a San Donato Milanese e Rozzano, quali passi formali dovrebbe fare il Comune? Un concorso pubblico?

"Il primo passo è capire cosa è successo finora. In precedenza, sono stati i club a lanciare un concorso per il nuovo stadio in area San Siro. Quella procedura aveva un senso formale e indicava un iter chiaro. Certo, il progetto del nuovo impianto rossonerazzurro poteva piacere o no, ma era una procedura chiara. Nel caso della ristrutturazione, invece, non è così. Vorrei ricordare anche un’altra cosa".

Quale?

"Del futuro di San Siro si parla da cinque anni, è stato fatto anche un dibattito pubblico e, nel frattempo, la Sovrintendenza ha indicato un vincolo sul secondo anello dell’impianto. Un dibattito pubblico che è costato risorse all’amministrazione pubblica e a cui anche l’Ordine degli architetti ha partecipato. Tutti questi passaggi sono stati tenuti in considerazione da chi ora si sta occupando del restyling del Meazza?".

Meglio ristrutturare il vecchio stadio o realizzare uno o due stadi nuovi?

"Come categoria, gli architetti si sono spaccati tra chi era favorevole a un nuovo stadio nell’area di San Siro e chi invece preferiva la ristrutturazione dell’attuale impianto. Certo, che due squadre come Milan e Inter fossero disposte a realizzare insieme un nuovo stadio mi sembrava un’opzione migliore che avere tre stadi, tra uno vecchio e due nuovi per ognuna delle società. Per quanto riguarda il Meazza, è difficile continuare a utilizzarlo senza una profonda ristrutturazione. Ma senza club è difficile possa continuare a essere usato".

Dunque?

"Secondo noi, avere tre stadi non ha senso. Meglio un solo nuovo impianto per entrambi i club o un San Siro ristrutturato".

Cambiamo tema. Si attende l’emendamento salva-Milano per superare il contenzioso tra Comune e Procura sulle pratiche edilizie relative alle ristrutturazioni. Lo aspettate anche voi?

"Già a dicembre, insieme a ingegneri e geometri, abbiamo scritto una lettera ai ministri Salvini e Nordio per chiedere loro un chiarimento normativo, cioè un’interpretazione autentica delle leggi. L’emendamento? Noi non l’abbiamo letto, ma dovrebbe mettere a posto il pregresso senza chiarire come interpretare le regole urbanistiche per il futuro. Da presidente dell’Ordine degli architetti, mi sarei aspettato che le istituzioni rimettessero mano alle regole, ad esempio al Testo unico dell’edilizia. Una richiesta che noi avanziamo da anni".