Moroni
Essere pendolari significa non solo svegliarsi all’alba, ma anche diventare protagonisti di uno spettacolo tragicomico quotidiano: gli annunci sonori di Trenord. Basta un ritardo per trasformare un normale viaggio in un’esperienza quasi teatrale, con motivazioni che sembrano pescate a caso da un generatore automatico di scuse. Il treno parte con un quarto d’ora di ritardo: "Ci scusiamo per il disagio, il ritardo è dovuto alla presenza di estranei sui binari". Strani personaggi che, nella fantasia popolar/pendolare, sembrano nemici arrivati direttamente da una puntata del Trono di Spade. Cinque minuti dopo, una voce metallica annuncia: "Segnali non funzionanti lungo la linea". Altri cinque minuti, altro giro di scuse: "Il ritardo è causato dalla necessità di dare precedenza ad altri treni". Il pendolare, ormai rassegnato, si chiede: ma siamo noi i treni di serie B? Ma il vero capolavoro arriva con l’invito a collegarsi all’app per tenere sotto controllo il ritardo accumulato. Peccato che io sia già seduta sul treno fermo. Per sapere quanti minuti di ritardo sto accumulando, mi basta guardare l’orologio al polso. Se voglio aggiungere un pizzico di dramma, controllo l’app e scopro che il ritardo “ufficiale“ è sempre inferiore a quello reale. Una forma di ottimismo algoritmico, forse. Nonostante tutto, continuiamo resistere allenando l’ironia e magari preparando una lista delle scuse più improbabili a futura memoria. Ogni giorno può trasformarsi in un viaggio nella fantasia!
Simona Vercesi,
Stradella (Pavia)
"La fantasia a potere", si gridava nel Sessantotto. Bisogna saper attendere (in questo caso un treno) per vedere, se non proprio la fantasia al potere, il trionfo della creatività.
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