MILANO – Ordinanze emesse dai Comuni, che nel caso più classico intimano a milanesi con una seconda casa di mettere in sicurezza con urgenza una parte del fabbricato o un albero pericolante, restano lettera morta perché non vengono notificate al destinatario. Stesso discorso per multe prese fuori Milano e non pagate, per ritardi nel versare tributi locali come tassa sui rifiuti, Tasi e Imu. Un flusso ininterrotto di atti inviati da enti pubblici di tutta Italia che si blocca negli uffici di Palazzo Marino. I messi civici dovrebbero occuparsi della notifica ai cittadini in tempi ragionevoli, vista anche l’urgenza di alcune pratiche, ma a causa della carenza di organico si è creato un arretrato record. "Sono 35mila le Pec ancora da aprire che si sono accumulate con il tempo – spiega Giovanni Molisse, segretario della Fp Cgil milanese – e l’arretrato è di circa due anni. Per questo sono arrivati diversi reclami da parte di altre amministrazioni comunali". Significa che una Pec aperta ora potrebbe contenere un atto inviato due anni fa. Nel caso di multe o sanzioni chi lo riceve ha gioco facile nell’impugnazione, proprio per il ritardo nella consegna.
“Nell’ufficio lavorano una decina di dipendenti – spiega Molisse – mentre altri 40 si occupano delle notifiche porta a porta. Troppo pochi per una città come Milano. Stanno intervenendo nell’emergenza cercando di filtrare le Pec, dando la priorità a quelle più urgenti". Tra queste le ordinanze dei sindaci che ad esempio impongono di mettere subito in sicurezza una seconda casa o un terreno in altre zone, oppure di sanare un abuso. Non solo abitazioni al mare o in montagna, ma spesso proprietà ereditate nelle zone d’origine dai tanti milanesi d’adozione. Adempimenti impossibili se il proprietario non riceve l’atto. Ma non è l’unico disservizio dovuto alla carenza di organico, perché i sindacati denunciano "chiusure delle sedi anagrafiche sul territorio, appuntamenti per le carte d’identità fissati a mesi di distanza dalle richieste, ritardi nelle trascrizioni degli atti allo Stato civile, tempi lunghi per definire le residenze".
Stessa musica nell’Area servizi funebri e cimiteriali, dove viene ventilato il rischio di un "ingresso dei privati in un settore particolarmente delicato e sensibile". Per questo i sindacati Fp Cgil, Cisl Fp, Csa e la Rsu nei giorni scorsi hanno indirizzato una lettera aperta ai milanesi, chiedendo "solidarietà" nella lunga vertenza per ampliare gli organici e ideare strumenti per frenare la fuga dei dipendenti pubblici dal costo della vita di Milano: il personale di Palazzo Marino è sceso infatti "ai minimi storici", dai 14mila dipendenti del 2017 agli attuali 13mila.