FEDERICA ZANIBONI
Cronaca

Riti satanici e abusi su una ragazza. Genitori affidatari assolti dalle accuse

La presunta vittima, oggi quarantunenne, ha denunciato un inferno di stupri di gruppo e messe nere. Ma il giudice non ha ritenuto dimostrati i fatti. L’avvocato della donna: "Ci batteremo fino in fondo".

Riti satanici e abusi su una ragazza. Genitori affidatari assolti dalle accuse

Sono stati accusati di aver abusato di lei per 15 anni, di averla ridotta in schiavitù e di averla stuprata davanti a un crocifisso capovolto. Insieme a loro, vi sarebbero stati anche uomini con indosso cappucci e tuniche bianche. Due genitori affidatari sono finiti a processo in seguito a una denuncia, nella quale venivano descritti riti satanici e messe nere, presentata una ragazza che avrebbe vissuto con loro dal 2000 al 2015. Un vero e proprio inferno, quello descritto dalla giovane, che secondo il gup, però, non è stato dimostrato.

Nel processo con il rito abbreviato davanti al giudice Sofia Fioretta, entrambi i genitori affidatari sono stati assolti da tutte le accuse "perché il fatto non sussiste". Niente testimoni né prove, ma soltanto racconti ambigui e dichiarazioni smentite. La donna, oggi quarantunenne, avrebbe subìto gli abusi a partire da quando aveva appena 18 anni. La denuncia, presentata a Firenze nel 2021 e poi trasferita per competenza a Milano, aveva dato il via all’inchiesta del pm Stefano Ammendola, che successivamente, durante il processo, aveva chiesto per i due pene fino a otto anni. Secondo quanto riferito dalla donna, la coppia l’avrebbe costretta più volte a partecipare a riti satanici, durante i quali sarebbe stata stuprata da diversi uomini all’interno di uno studio di registrazione insonorizzato. Immobilizzata su un tavolo, veniva anche seviziata con la lama di un coltello e le venivano inferte incisioni sulla schiena e sulle gambe. A condurre il rito sarebbe stata la madre affidataria, facendole "il segno della croce sulla fronte e pronunciando delle “preghiere” con litanie e frasi cantilenanti". Alla fine veniva anche cosparsa di cenere. Stando a quanto constatato dal gup, però, l’analisi delle dichiarazioni rese dalla donna "e la lettura delle numerose relazioni psichiatriche" nei suoi confronti "non consentono di ritenerla", in sostanza, credibile.

Giudicata "dai diversi medici che l’hanno esaminata come ambigua, ondivaga, incoerente, ambivalente", la donna non sarebbe attendibile, anche perché "numerosi fatti e circostanze" da lei riferiti "sono stati smentiti da altre dichiarazioni o riscontri investigativi, ora orali, ora documentali", scrive il giudice nelle motivazioni della sentenza di assoluzione. Molte delle narrazioni della presunta vittima "risultano incongrue ed ambigue, significative del rapporto ambivalente – già segnalato dagli psichiatri – che la giovane aveva nei confronti" dei genitori affidatari. Inoltre, dei 15 anni che lei stessa ha indicato come arco temporale in cui avrebbe subìto gli abusi, è rimasta, di fatto, nell’abitazione della coppia "solo per pochi mesi". Per alcuni specifici episodi di violenza, poi, il giudice sottolinea anche "la inverosimiglianza e la fantasiosità del racconto", del quale peraltro "non sussistono riscontri diretti". In conclusione, a carico dei due imputati, difesi dagli avvocati Luigi De Mossi e Francesco Poggi, non vi sono "elementi probatori".

Il legale Massimo Rossi, che assiste la presunta vittima, fa sapere che non ha intenzione di arrendersi. "È una vicenda veramente allucinante e di prove nel fascicolo ce ne sono in quantità industriale. Il pm ha fatto un’indagine capillare", osserva. Il verdetto è "un’offesa" nei confronti della presunta vittima, che, come sottolinea il legale, "per la prima volta era stata creduta e adesso è di nuovo all’inferno. Io questo non lo tollero, mi batterò fino in fondo".