ANDREA GIANNI
Cronaca

Rocio travolta e uccisa sulle strisce: il camionista si accorda per patteggiare meno di 3 anni e 5.000 euro di risarcimento. Il giudice darà l’ok?

La tragedia di viale Renato Setta a Milano, le indagini confermano la dinamica e le responsabilità di Francesco Monteleone: dopo lo schianto l’omissione di soccorso e la fuga. Due gemelli sono rimasti orfani

Rocio Espinoza Romero con i suoi due bambini

Rocio Espinoza Romero con i suoi due bambini

Milano – Una pena di 2 anni e 10 mesi di reclusione, per aver travolto e ucciso la giovane mamma Rocio Espinoza Romero in viale Renato Serra a Milano, per poi fuggire senza fermarsi a prestare soccorso.

Il camionista 24enne Francesco Monteleone ha raggiunto, attraverso il suo difensore, un accordo con la Procura di Milano per il patteggiamento, che dovrà essere valutato dal giudice per l’udienza preliminare. Il giovane ha messo sul tavolo un risarcimento di circa cinquemila euro per i familiari della vittima, a cui si aggiungono eventuali indennizzi di competenza dell’assicurazione. Ora la parola passa al gup, che dovrà decidere se accogliere l’applicazione della pena concordata tra le parti, chiudendo così la vicenda giudiziaria. Nel frattempo il 24enne resta agli arresti domiciliari nella sua casa a San Vittore Olona.

Le indagini, coordinate dalla pm Paola Biondolillo, hanno confermato le sue responsabilità nell’incidente, avvenuto lo scorso 11 dicembre in viale Renato Serra, e la dinamica emersa dai primi accertamenti della polizia locale. Alle 9.44, quella mattina, la 34enne originaria del Perù stava attraversando la strada sulle strisce, spingendo il passeggino con i suoi due gemelli, accompagnati dalla nonna. Il camionista non ha visto i pedoni e, prima di essere travolta e trascinata per 13 metri, la mamma è riuscita a mettere in salvo i piccoli, con un gesto istintivo. Monteleone si è fermato per pochi istanti, poi è fuggito ed è andato al lavoro.

Nelle ore successive gli agenti lo hanno rintracciato in una cava ad Arluno, e portato in carcere con l’accusa di omicidio stradale aggravato dalla fuga. In seguito il gip Alberto Carboni, pur confermando l’impianto dell’accusa, aveva disposto i domiciliari, in quanto le esigenze cautelari “possono essere soddisfatte” anche con una misura meno afflittiva rispetto al carcere, “così da limitare la libertà di circolazione dell’indagato”. Resta il dolore della famiglia, sostenuta anche da una raccolta fondi online lanciata subito dopo l’incidente, e il dramma di due bambini costretti a crescere senza la loro mamma, che lavorava al Pio Albergo Trivulzio e stava studiando per diventare infermiera.