NICOLA PALMA
Cronaca

Ronde anti-maranza, spunta un altro video. In guardia da boxeur, poi le botte: “Adesso non fai più il duro”

Sul web il filmato di un’incursione in metropolitana a Milano, in quattro a volto scoperto contro un nordafricano. Immagini simili al blitz in Darsena postato da Articolo 52

Tre fotogrammi del video postato su Instagram che mostra un’aggressione sulle scale della metropolitana gialla

Tre fotogrammi del video postato su Instagram che mostra un’aggressione sulle scale della metropolitana gialla

Milano -“ Ti ricordi del ragazzo che hai picchiato? Picchia noi adesso. Hai picchiato un minorenne! E adesso cos’è? Non fai tanto il duro...”.

Banchina della fermata Centrale della metropolitana verde. Sono almeno in quattro, a volto scoperto: nel mirino finisce un uomo sulla quarantina, probabilmente nordafricano, additato come “ladro seriale” in un video circolato ieri su una pagina Instagram che negli ultimi giorni sta facendo da cassa di risonanza al movimento ‘Articolo 52’. La vittima designata prova ad allontanarsi a passo svelto, ma viene raggiunto sulle scale e picchiato: uno degli aggressori si mette in guardia da boxeur e gli scarica addosso una raffica di cazzotti al corpo e alla testa, come se fosse su un ring. Poi arrivano altri due a dar manforte con calci e pugni, con il quarto che riprende la scena col cellulare.

“Ti facciamo uscire, ma ora te ne devi andare”, dicono perentori dopo il pestaggio. Un assalto per vendetta – pare legato a un raid precedente contro uno dei ragazzi che segnalano la presenza di borseggiatrici ai passeggeri dei mezzi pubblici – che ricorda sinistramente quello avvenuto sulla Darsena qualche giorno fa, immortalato in un filmato diventato il manifesto del movimento ‘anti maranza’. Ci sono loro anche dietro l’agguato in metrò? È ancora presto per dirlo, anche se le modalità del blitz sono molto simili. Di sicuro, quei fotogrammi rappresentano un elemento in più da approfondire nell’inchiesta della Procura che sta cercando di capire chi siano gli ideatori di Articolo 52, che promettono di rispondere “alla violenza alla violenza” e puntano ad assoldare almeno “una cinquantina” di volontari per organizzare ronde all’ombra della Madonnina.

Stando a quanto risulta al Giorno, alcuni degli organizzatori dell’iniziativa sono già stati identificati dagli investigatori, nell’ambito del fascicolo aperto dal pm Alessandro Gobbis con l’ipotesi di reato di associazione a delinquere: si tratta, secondo le prime informazioni, di sei uomini di età compresa tra 18 e 30 anni, nessuno dei quali con legami certificati con la galassia dell’estrema destra (sebbene i loro profili tradiscano chiare simpatie per quell’area). Vivono tra Milano, l’hinterland e un’altra provincia lombarda: uno di loro avrebbe un passato da pugile amatoriale, mentre un altro avrebbe lavorato per una società di catering a San Siro; qualcuno avrebbe precedenti per spaccio e occupazione abusiva.

“Siamo solo padri di famiglia stufi e che hanno paura a mandare i figli in giro da soli. Non apparteniamo a nessun gruppo politico, non siamo giustizieri della notte e non ci sentiamo degli eroi, ma ci fermeremo solo quando le cose cambieranno”, l’identikit tratteggiato alla trasmissione radiofonica ‘La Zanzara”’ da tale Max, che si è presentato come uno dei fondatori di Articolo 52. Gli accertamenti sono partiti dall’analisi del video della Darsena, per poi concentrarsi su una riunione virtuale sulla piattaforma Zoom andata in scena mercoledì sera. Una riunione inizialmente aperta a tutti, con tanto di link su Telegram, per contarsi e individuare i candidati motivati ad andare “a caccia di criminali”. Il primo a prendere la parola è stato L., che si è descritto come un appassionato di softair (“Lo pratico da dodici anni”), ha detto di aver lavorato come buttafuori e addetto di portineria e ha sostenuto di essere stato “due anni in Afghanistan con mio zio” verosimilmente come contractor. Dopo un breve preambolo in cui ha accennato a quartieri da sorvegliare e coordinatori da istruire con qualche serata di prova, è arrivata la prima domanda spartiacque da uno dei circa venti connessi via web: “Cosa intendiamo per legalità?”. La risposta l’ha data F., parso dal suo intervento uno dei principali ispiratori dell’iniziativa senza leader riconosciuti né legami (quantomeno ufficiali né finora rintracciati dagli approfondimenti investigativi) con l’estremismo di destra: “La legalità – ha argomentato tradendo origini capitoline – arriva fino al punto in cui possiamo intervenire con le buone maniere. Dal momento che non possiamo più intervenire con le buone maniere, sappiamo che sei fuori dalla legalità. Chi sbaglia paga, questo deve essere chiaro per tutti”.

Nel corso della diretta, uno degli utenti ha mostrato in più occasioni un coltellaccio da cucina, sussurrando: “Li spacchiamo tutti, li spacchiamo ’sti maghrebini”. Inoltre, sono stati mostrati gilet tattici militari da rinforzare con piastre e tappetini di gommapiuma e da portare sotto giacca o felpa per non rendersi visibili a polizia e carabinieri.