NICOLA PALMA
Cronaca

Rosario D’Onofrio, procuratore Aia e narcotrafficante: alla Figc la giustizia arbitrale

Niente commissariamento, ma l’organo di giustizia dell’associazione viene assorbito dalla Federcalcio. Negli atti gli ok della Sorveglianza all’ex militare: così riusciva a partecipare alle riunioni nella Capitale

L’ex procuratore nazionale dell’Aia Rosario D’Onofrio

Milano - No al commissariamento dell’Aia, sì all’inglobamento della Procura nazionale arbitrale all’interno di quella Federale. Il redde rationem di ieri a Roma si è chiuso con un compromesso che ha salvato (al momento) i vertici dell’associazione italiana dei direttori di gara e dato comunque un segnale forte. Una svolta inevitabile per mettere una pezza alla voragine aperta dall’arresto di colui che per 21 mesi ha ricoperto quel ruolo-chiave nonostante fosse stato già fermato il 20 maggio 2020 per il possesso di 40 chili di marijuana e condannato in abbreviato a 2 anni e 8 mesi di reclusione: il quarantaduenne Rosario D’Onofrio. Il caso è deflagrato giovedì scorso, quando l’ex militare è finito nuovamente in manette, a valle dell’operazione della Dda che ha smantellato un’organizzazione criminale che tra 2019 e 2021 avrebbe movimentato almeno sei tonnellate di hashish e marijuana sull’asse Catalogna-Lombardia. "Sorpresa e sgomento" da parte dell’Aia e un’immediata richiesta di chiarimenti da parte del presidente della Figc Gabriele Gravina.

Da lì la convocazione d’urgenza di un vertice in via Allegri per capire come sia stato possibile che una persona ammanettata per droga e ai domiciliari sia stata promossa da membro della commissione disciplinare Aia a procuratore nazionale con la nuova gestione guidata da Alfredo Trentalange. Nella tarda mattinata di ieri, è arrivata la decisione: la giustizia arbitrale passerà sotto l’egida della Federcalcio dal primo gennaio 2023. La richiesta di modifica dei principi informatori dell’Aia, condivisa pure dal ministro per lo Sport Andrea Abodi e dal presidente del Coni Giovanni Malagò, è stata votata all’unanimità. "Il mondo del calcio è stato saccheggiato da questo episodio che presenta, come più volte sottolineato, ancora tantissimi lati da chiarire, moltissimi lati oscuri", ha chiarito Gravina.

Intanto, dagli atti della Corte d’Appello di Milano emergono dettagli sui permessi concessi a D’Onofrio nel 2021 per presenziare alle riunioni Aia, nonostante si trovasse ai domiciliari. Il 17 giugno, i giudici negarono al quarantaduenne il via libera, ma una successiva istanza della difesa gli consentì di prendere parte alle successive quattro tra il 24 giugno e il 22 luglio. In caso contrario, l’uomo avrebbe perso i "360 euro mensili" di rimborso.