NICOLA PALMA
Cronaca

Rozzano, il raid registrato nell’ultimo vocale. Caccia ai testimoni su uno scooter: nel cellulare di Mastrapasqua l’audio mai inviato alla sua fidanzata

In due hanno visto la scena: forse sono vedette dei pusher. Dopo il delitto, il killer ha gettato la sim card. Daniele Rezza: “Era rimasto in piedi e non ho visto sangue. Non pensavo d’averlo ucciso”

Gli uomini del Ris nel tratto di viale Romagna dov'è stato ritrovato il corpo senza vita di Manuel

Gli uomini del Ris nel tratto di viale Romagna dov'è stato ritrovato il corpo senza vita di Manuel

Milano, 14 ottobre 2024 – ​​Le telecamere non hanno ripreso soltanto Daniele Rezza vicino al luogo in cui poi ucciderà con un’unica coltellata al petto Manuel Mastrapasqua per strappargli dal collo le cuffie. Gli occhi elettronici hanno immortalato pure due uomini in scooter: quasi certamente hanno assistito al raid killer, ma non si sono avvicinati né si sono ancora fatti avanti con gli inquirenti; il sospetto è che si tratti di due vedette dei pusher della zona, che percorrono in motorino sempre lo stesso tragitto più volte al giorno per intercettare occhi indiscreti.

Stando a quanto emerso dalle indagini sull’omicidio di Rozzano, quella notte i due avrebbero invertito improvvisamente il senso di marcia, forse attirati da un rumore o da un urlo: si sono fermati col veicolo vicino a un distributore e sono scesi per controllare cosa stesse succedendo. Alle 2.58 hanno visto la pattuglia dei carabinieri, sono risaliti in sella e si sono allontanati: ora i militari li stanno cercando per avere la loro versione e capire cosa abbiano visto. Anche perché non ci sono immagini che hanno ripreso il momento in cui Rezza ha sferrato il fendente letale al torace di Mastrapasqua.

Gli uomini del Ris nel tratto di viale Romagna dov'è stato ritrovato il corpo senza vita di Manuel
Gli uomini del Ris nel tratto di viale Romagna dov'è stato ritrovato il corpo senza vita di Manuel

Di quei drammatici secondi, però, potrebbe esserci un’altra traccia. Sì, perché giusto in quegli istanti il trentunenne magazziniere del Carrefour di via Farini, che stava camminando verso casa dopo aver attraversato mezza Milano coi mezzi pubblici a fine turno, stava inviando un vocale alla fidanzata, con la quale si stava messaggiando sin dal momento in cui è uscito dal supermercato a mezzanotte e mezza (le ha inviato una foto alle 0.46 che lo ritrae già su un tram): l’audio non è mai stato inviato, ma proprio questo dettaglio lascia ipotizzare che il cellulare di Mastrapasqua possa aver registrato sia la frase “Dammi qualcosa?” pronunciata dall’assassino sia le successive concitatissime fasi che hanno portato all’agguato letale.

L’interrogatorio davanti alla pm

Al pm Maria Letizia Mocciaro, che coordina le indagini degli investigatori dell’Arma di via Moscova guidati dal colonnello Antonio Coppola, il diciannovenne, già noto agli archivi delle forze dell’ordine per il tentato furto di un motorino da minorenne e per una rapina sui Navigli da maggiorenne, ha detto di non essersi accorto di “aver ucciso” Mastrapasqua, “rimasto in piedi”: “Non ho visto sangue”, avrebbe spiegato. Una versione ben poco credibile, visto che il referto medico dell’Humanitas parla di morte causata da shock emorragico. Stamattina alle 10.30 si presenterà col suo avvocato Maurizio Ferrari davanti al gip Domenico Santoro per l’interrogatorio di convalida del fermo per omicidio aggravato dai futili motivi, dalle circostanze di tempo tali da ostacolare la difesa della vittima (ha agito di notte) e dalla rapina delle cuffie wireless Music Sound da 14,90 euro.

Sull’autobus diretto in Piemonte

Il legale aveva già incontrato il ragazzo venerdì, in vista dell’udienza per il furto commesso prima di compiere 18 anni. “Aveva il cappellino calato sugli occhi, come se volesse evitare di incrociare il mio sguardo”, ricostruisce Ferrari, che in quel momento non poteva sapere del coinvolgimento di Rezza nel delitto. Il padre invece ne era già a conoscenza, secondo le informazioni a disposizione. E sabato mattina l’ha accompagnato a Pieve Emanuele, dove Rezza è salito sull’autobus sostitutivo di un treno diretto in Piemonte: da Alessandria avrebbe dovuto spostarsi a Torino per poi salire sul primo Flixbus con destinazione Francia, ma non ha retto al controllo casuale degli agenti della Polfer. “Ho fatto una cazz., ho ucciso un uomo”, lo sfogo che ha dato la svolta definitiva all’inchiesta.