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Lecco, sacerdote anti-Salvini: "L'arcivescovo Delpini mi ha espresso la sua solidarietà"

Don De Capitani, condannato per diffamazione a seguito di una querela del leader della Lega. La Curia di Milano: "L'arcivescovo fa visita a tanti preti"

Don Giorgio De Capitani

Lecco, 24 novembre  2019 - L'arcivescovo di Milano Mario Delpini ha espresso di persona la sua solidarietà a don Giorgio De Capitani, il sacerdote condannato lo scorso 11 novembre per diffamazione dal Tribunale di Lecco a seguito di una querela del leader della Lega ed ex-ministro degli Interni Matteo Salvini. Lo ha detto all'Ansa lo stesso don Giorgio che ha ricevuto la visita dell'arcivescovo nella sua abitazione a La Valletta Brianza in provincia di Lecco. "È stato un bell'incontro - ha raccontato do Giorgio - gli ho detto tutto quello che dovevo dire e l'Arcivescovo mi ha espresso la sua solidarietà, al di là del modo di pensare di ciascuno, autorizzandomi a rendere noto l'incontro". La Curia di Milano, però, ha voluto sottolineare che "l'arcivescovo è andato a trovare un suo prete, come fa con tanti altri". 

Don Giorgio ha raccontato sul suo sito ciò che è successo prima dell'incontro di oggi, spiegando che "non tutto il male vien per nuocere" perché la sentenza di condanna dell'11 novembre scorso, emessa nei suoi confronti dal Tribunale di Lecco, "è stata una bomba che ha scatenato anche un'apertura 'provvidenziale' dagli aspetti diversi". "Ci è voluta una condanna pesante - ha scritto don Giorgio - perché succedesse come un miracolo. Prima la telefonata (subito dopo la sentenza) di monsignor Franco Agnesi, con cui il Vicario Generale della Diocesi milanese mi esprimeva sentitamente solidarietà, disposto anche, forse in nome della Curia, di aiutarmi economicamente, vista l'ingente somma che dovrei versare a Salvini e allo Stato, e poi, dopo qualche giorno (14 novembre) lo stesso arcivescovo di Milano, Mario Delpini, scriveva di suo pugno un biglietto" in cui chiedeva di incontrarlo. Per don Giorgio l'arcivescovo"«ha espresso esplicitamente con una visita personale la sua solidarietà nei miei riguardi. Non è difficile vedervi una scelta esplicita della Curia milanese, che ha preferito solidarizzare con un prete anti-salviniano nell'anima e nel corpo. Questa è la realtà dei fatti. Certo, si può discutere sulle mie supposizioni, ma è veramente difficile confutarle".

Anche il giorno della condanna, don Giorgio si è mostrato subito convinto della sua posizione. "Condannatemi ancora nei tribunali uscirò sempre a testa alta, 'onorato' di aver dato per lo meno fastidio al potere, e di aver suscitato qualche allarme tra la massa che pensa solo a campare Spezzatemi pure ma non mi piegherò", aveva detto. "Né le querele né le condanne mi frenano - aveva sottolineato l'ex parroco di Monete di Rovagnate - anzi servono a stimolarmi con maggiore determinazione". E aveva conclusdo: "Non lotto solo contro un sistema politico corrotto o poco consono al perseguimento del Bene comune, ma vorrei che il mio lottare servisse anche per risvegliare la coscienza di qualcuno tra la massa 'dormiente'. Ho più di 80 anni e per me sarebbe per lo meno da sciocco cedere ora, riponendo le 'armì e lasciando perciò via libera ai prepotenti".