Non li cita esplicitamente, ma il videomessaggio domenicale del sindaco Giuseppe Sala sembra rivolto proprio a loro, agli imbrattatori della statua di Indro Montanelli negli omonimi giardini di via Palestro. Imbrattatori ancora ignoti, ieri mattina, quanto il primo cittadino ha affidato il suo pensiero ai social, prima della rivendicazione di Rete Studenti Milano e Lume.
Sala afferma che il comportamento del Montanelli colonizzatore con la sposa di 12 anni, raccontato "con leggerezza" anni dopo, l’ha disorientato: "Però Montanelli è stato di più, è stato un grande giornalista, indipendente, che si è battuto per la libertà di stampa. Forse è per tutti questi motivi che è stato gambizzato". Il primo cittadino, subito dopo, invita a "giudicare le vite nella loro complessità. La nostra vita è senza macchie? La mia no, ho fatto errori. Per questi motivi penso che la statua di Montanelli debba rimanere lì. Sono disponibile al confronto". Il centrodestra, intanto, si schiera a difesa del giornalista morto nel 2001. L’europarlamentare di FdI Carlo Fidanza ieri è andato in via Palestro con una delegazione di Gioventù Nazionale per iniziare a pulire la statua: "Questo è un gesto vile. Ci aspettiamo che la sinistra che governa Milano prenda con forza le distanze da questa campagna di odio che ha offerto terreno fertile a questi teppisti rossi".
La leader FdI Giorgia Meloni parla di "statua imbrattata da analfabeti radical chic con la scusa della lotta al razzismo". Il segretario della Lega Matteo Salvini twitta: "Chi ha imbrattato la statua non è uno studente, ma un ignorante, non è un rivoluzionario ma un coglione". Si dissocia dall’imbrattamento anche la segretaria milanese Pd Silvia Roggiani: "Gesto vile che condanno. Riflette una natura squadrista".