Emilio
Magni
altra mattina al "canton di ball", l’angolo della piazza principale dove ai pensionati piace fermarsi a chiacchierare, si stava commentando l’apertura di un piccolo supermercato, proprio nel centro della cittadina, quindi assai comodo per chi non ha l’auto per raggiunger ei grossi market in periferia. A un certo punto però nelle chiacchiere si è infilato il Carletto, come al solito sarcastico e contestatore: "Sì el sarà bèll ma l’è salà ‘mè la brisa". Carletto si riferiva ai prezzi dei prodotti in vendita questo piccolo market che secondo lui erano troppo cari. Per esprimere il suo sarcastico parere ha ritirato qua un modo di dire del nostro dialetto che è stato molto in voga e che qualche anziano adopera ancora: "Salà ‘mè la brisa". Questo però non riguarda solo il prezzo dei prodotti, ma ha pure altri significati. Dice pure che un mangiare è troppo salato, oppure per annunciare che fa tanto freddo: "L’aria l’è salada ‘mè la brisa": Ma perché si tira in ballo il verbo "salà", ovvero in italiano "salato" per dire che una cosa è molto cara? Tutto deriva proprio dal sale. Nell’antichità il sale era merce rara e per averlo occorreva proprio pagarlo caro. Il sale serviva per conservare le carni ma anche per pagare i lavoratori al posto del denaro. Infatti la parola "salario" deriva dal fatto che i lavoratori erano pagati con il sale. Per lo scrittore milanese Carlo Alfonso Pellizzoni "brisa" si riferisce anche al carattere e al comportamento, all’indole di una persona. Riferendosi alla morte del collega di penna Giovanni Raijberti, scrive infatti "…quel car scrittur salaa come la brisa" intendendo dire che i comportamenti del Raijberti erano "frizzanti, taglienti senza sconti" come la "brisa" che per lui era un vento freddo. Alla situazione climatiche si riferisce anche il Cherubini nel suo dizionario del dialetto milanese. Dice infatti che la "brisa" è una brezza gelida che accappona la pelle. Però Cherubini aggiunge anche che il detto "salà ‘mè la brisa" indica un mangiare troppo salato.